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C’era una volta la democrazia

 

Finalmente. Bel colpo. Ci sono riusciti. Giudici, il partito de “La Repubblica”, “Micromega”, “Il Fatto” etc. tutti nel caravanserraglio ideocratico e violento a sputar sentenze contro il Cavaliere Nero, alias, in realtà, Citizen Berlusconi: Cittadino Berlusconi, si alzi in piedi! Lei è colpevole, lo sa? Di cosa? Di esistere.

Ecco il punto. non ho seguito niente di questa indecente vicenda mai stata giudiziaria, ma sovietologico-carceraria, perché certe volte i fatti non esprimono la realtà, stanno ad attestare che tutti siamo ostaggi dei luoghi comuni e che, chi vince sulle menti e sul fondo nero della vita di certi uomini, ha vinto la partita. Così è stato: con questo caldo insopportabile, è l’inverno del nostro scontento.

Ma la trama è lunga e ben ordinata, ben ordita. Ordo rerum et connexio idearum: qui c’è tutto dentro, come in una sbobba fatta di tritami di pietanze poco meno che avariate: le cose, cioè le realtà forti e dominanti in questo disgraziato Paese, non più Nazione – perché violentato da questo stato poliziesco, giudiziario e di cose, appunto -, ma residuo amorfo e stanco di trimillenaria civiltà, anche giuridica; e le ideuzze sghembe, che si ergono a giudiziaria casella di inasprimento dello scontro, dunque si fanno ideocrazie, idee-per-cummannari (che è megghiu che futtiri, come si sa), ideocrazie montate ad arte e gestite, con management saldo e governance studiata, dai giudici, che avevano (hanno?) un solo scopo nella loro vita: uccidere Citizen Berlusconi.

Ma perché?

La storia: gli anni ’90 del secolo scorso. Altro che secolo breve, questo viavai di barconi e chiatte da bombardieri ci ammorba da non so quanto e non passa mai, questo autunno italiano, che non finisce mai, è frutto di questa violenta impudicizia di stato: uccidere la politica è stato il peccato originale.

Puoi anche ribattezzare la politica con altri nomi, ma le conseguenze del peccato originale – come nel Sacramento del Battesimo – rimangono, e fanno male.

Prime fra tutte la concupiscenza: tradotto, ti voglio possedere fino in fondo, non devi uscire di casa senza aver paura di me, devi tremare e alla fine sarai mio.

Con Berlusconi, centro pieno. Prima di essere triste, è vero.

Citizen Berlusconi inventa, come diceva sempre Baget Bozzo, il centrodestra, lo incarta e lo crea, e questo spacca tutto negli organigrammi dei feudatari post-comunisti; poi la gioiosa macchina da guerra sconfitta sonoramente e dintorni.

Ma il peccato è questo, in Italia ricorrente, ma con Berlusconi elevato a dottrina satanica: come ti permetti di angariare noi, provenienti dalle matasse rosse del potere, dai salotti buoni, dalla meglio gioventù, parassitaria sì, lo sappiamo anche noi (in fondo…), ma comunque ben servita, che getta fiches non sue sul tavolo da gioco e con i croupier a truccare la partita non ne sbagliano una; ecco, di fronte a noi, chi sei tu, miserabile parvenu ex classe media, oggi riccastro volgare e borioso? Finché stai a far di conto con qualche buon capitale, bene, ma se vuoi anche essere un padre della rinata Patria, al comando dei peones e del pueblo, allora sai che ti dico? Che sei un pericoloso populista, un nemico della democrazia e, se posso, ti scanno senza pietà.

Missione compiuta.

Tutto qua. Sgombrate, per favore, dal tavolo le carte e distruggete quei pesanti folder sul caso Berlusconi, perché non c’è da analizzare alcunché, era tutto scritto nel cielo della rinascita popolare di un popolo da sempre condannato a dire sì ad un unico modello di “democrazia”, quello dei salotti e delle alleanze prima comuniste, poi moraliste e comuniste (Berlinguer, altro che modello, una posizione anticipatrice del “Fatto”, roba da far venire i brividi), infine post-comuniste con aggiunta di ultimo round con il mix post-comunisti e post-democristiani definito Pd e mai piaciuto, non a caso, all’unico comunista non giustizialista, ma troppo comunista per difendere le altrui penne, che si chiama Massimo D’Alema.

Bobbio aveva analizzato le procedure democratiche e ce le aveva presentate come esempio di formalismo procedurale, lindo, cristallino, schematico, adùso a tutto, ad ogni stagione: qui finisce la corsa e inizia il precipizio o buco nero che rende ragione a quanti, soprattutto marxisti (non fate la fatica di capire, giovanotti renziani e “dem”, lasciate stare Marx e leggete “Il Sole24Ore”, fa buon sangue, soprattutto altrui), avevano colto che si può stare in una democrazia formale e respirare aria da feroce tirannide o dispotismo legale.

Così è, oggi. Da ieri, che poi è oggi e sarà domani.

Non mi interessa neanche la solidità individuale, da occidentale stabile e non statico, di Citizen Berlusconi, che farà benissimo a rimpolpare il suo carnet di successi, ai quali cercherò di dare il mio contributo se non altro di elettore.

Mi interessa altro. Berlusconi ha intorno a sé molti uomini della Manciuria, pronti a sfidare le sentenze dei giudici onde non sfidare le angherie della vita personale: che si mostri uomo e si guardi intorno, il leader vero e unico non del centrodestra, appena, ma del bastione della resistenza allo stato di cose ingrippato e fagocitante di cui sopra: è il popolo e saranno gli outsider ad aiutarlo, non i pretoriani, ieri balbettanti, oggi, salvo qualche rara eccezione, tutti in fila a mordere per salvare la pelle del Capo.

Che sia, dunque, Citizen Berlusconi populista e popolare insieme, e appieno, non cercatore di dote per protezione e sicura organizzazione di elezioni.

Se ha da essere ricostruzione, che si ricostruisca non sulle macerie, ma sulla storia che, nella sua parte migliore e meno celebrata, è stata fatta da chi non sa neanche dove sia Palazzo Grazioli.

Grazie a Dio. Forti e liberi per fede e testa politica, il resto è la solita sbobba, nient’altro che l’opposto del catrame che oggi ingoiamo, pur sapendo che non si tratta di creme caramel.

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