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Clemenza al Cav.: dopo ex “manettaro” Violante, Ranieri, vicino a Re Giorgio, bacchetta Epifani!

L’ex Presidente diessino della Camera? Da “suggeritore” delle toghe, spietate nel distruggere-negli anni del “terrore”, dei suicidi nelle celle e delle tricoteuses-la DC di Andreotti e Forlani e il declinante -a causa degli errori, politici, di Craxi– PSI di Bettino ad ancora di salvezza di Berlusconi con il “lodo Violante”. È la politica, caro Cavaliere, o l’italico trasformismo?
Ovviamente, e legittimamente, Silvio e il Pdl sperano che, grazie all’abilità  diplomatica di Violante, personaggio esperto, ambizioso per il dopo-Giorgio e oggi ritenuto in sintonia con il Quirinale, si possa ottenere una dilazione dei tempi della temuta espulsione del Cav. dal Senato.
Parole responsabili, da statista,  sono state pronunciate da Mario Monti : “A differenza di Grillo, non troverei scandaloso, né incompatibile con lo Stato di diritto, un eventuale provvedimento di clemenza, in considerazione del ruolo, svolto da Berlusconi, nella politica italiana. E, soprattutto, se il suo “lascito” arricchisse l’articolazione democratica del Paese anziché contribuire all’ulteriore esasperazione del clima politico”.

Contrari alla clemenza restano i vendoliani ed Epifani, demartiniano, poi ubbidiente a Craxi nel PSI e a Cofferati nella CGIL, lo stesso ex sindacalista che, 8 anni fa, chiedeva un “effettivo ed efficace atto di clemenza”. Ma, nel Pd, si manifestano sensibilità e voci diverse, come il prodiano Sandro Gozi: “bisogna uscire da un ventennio autolesionista di scontro!”.
Occorre ricordare al “Re Travicello” dei democrat, successore pro-tempore di Bersani, che i ministri della Giustizia, Togliatti e Gullo, comunisti, negli anni roventi del dopoguerra, vararono, in nome della pacificazione nazionale, l’amnistia, che riguardò molti reati, commessi dai fascisti. Insomma, la mobilitazione  pro-clemenza di Stato non è mai stata una battaglia di destra.
E, dunque, appare ipocrita il settore anti-Cav. della sinistra, che sbraita contro il “golpe legale”, quando la richiesta alla Consulta, da parte della giunta del Senato, di un parere sulla retroattività, o meno, della legge Severino e la grazia del Capo dello Stato sarebbero atti pienamente legittimi.
E, a proposito di Napolitano, un ex deputato del Pd, molto vicino a Re Giorgio, non certo casualmente, ha spiegato a Epifani  e a Renzi che “un dialogo tra le parti è necessario non tanto per il governo quanto per il futuro della politica”.

E, dunque, il vetrice di via del Nazareno non coltivi illusioni nè mostri boria, considerandosi il principale beneficiario della bufera, che sta investendo il centrodestra e il suo leader. 
Via libera, dunque, al deferimento della legge Severino alla Consulta e “stop” alla campagna giacobina di Scalfari e Mauro pro-ghigliottina per il Cav.
Uno spirito, quello della sinistra giustizialista, che si propone di rinnovare il patto scellerato tra la politica, le Procure e i giornali. Esattamente il contrario dell’impostazione riformista del settennato di Napolitano, che- lo ha ben evidenziato, su “Il Foglio”, Sergio Soave- è “l’erede di una tradizione, alla quale appartengono i migliori statisti, da Cavour a Giolitti a de Gasperi, tutti e tre ferocemente combattuti dal giacobinismo moralistico della loro epoca e poi glorificati dalle generazioni successive, giacobini compresi”.



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