La notizia giunge dall’agenzia stampa spagnola Efe ed è ripresa dall’italiana Agi e offre, se ce ne fosse bisogno, un ulteriore riscontro circa le grandi manovre che precedono il sempre più probabile intervento internazionale in Siria per rovesciare il regime di Assad reo di aver utilizzato, fra l’altro, armi chimiche per reprimere la ribellione scatenatasi nel suo Paese.
Secondo l’indiscrezione sarà la Giordania l’hub dell’incontro, per il quale non è stata fissata ancora una data, cui parteciperanno Lloyd Austin, capo del Comando militare americano centrale (Centcom), e generali di Giordania, Regno Unito, Francia, Germania, Canada Arabia Saudita, Turchia e Qatar. A questa riunione operativa che dovrebbe delineare tutte le opzioni strategiche in campo (con o senza egida delle Nazioni Unite) dovrebbero partecipare anche i vertici delle forze armate italiane portando così a dieci la coalizione dei nuovi willing.
“L’interesse comune”, ha spiegato alla Efe il generale giordano in pensione Musa al Hadid, è fare il punto su un eventuale attacco alla Siria e proteggere i paesi confinanti da una rappresaglia. “Il regime siriano è a un punto di disperazione”, ha aggiunto, “e potrebbe sorprendere il mondo con aggressioni qui e là”. Un rischio che Washington e Parigi vorrebbero evitare. E con loro, pare, anche Roma.