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La crisi non dipende dal credit crunch. Ecco i banchieri che assolvono le banche

Novità in arrivo per chi ritiene che siano le banche a soffocare la ripresa economica elargendo con il contagocce crediti a imprese e famiglie La scarsa competitività e la fragile crescita italiana non dipenderebbero dal credit crunch bancario. La concessione di credito infatti non ha niente a che vedere con la ripresa post-crisi, almeno nei suoi primi due anni. Per stimolare l’economia servono svalutazioni, monetarie e non.

Lo studio della Bis

E’ quanto emerge da uno studio pubblicato su un paper della Bis, la Bank for International Settlement, a firma di Előd Takáts and Christian Upper (Credit and Growth after financial crises), secondo cui “una restrizione del credito bancario al settore privato non limita necessariamente la ripresa economica dopo che il Pil è crollato a causa di una crisi finanziaria. Per giungere a queste conclusioni, abbiamo esaminato i dati di 39 crisi finanziarie che, come quella attuale, sono state precedute da un boom creditizio”.

I dati presi in considerazione

In queste crisi il cambio di rotta nell’erogazione di credito bancario, sia in termini reali che in proporzione al Pil, “non è stato correlato con la crescita nei primi due anni di ripresa. Nel terzo e nel quarto anno, la correlazione è diventata invece statisticamente positiva, ma non troppo rilevante”. E il fatto che i dati di riferimento siano limitati “non ha conseguenze sul nostro studio e sul fatto che non ci sia nesso tra riduzione del livello di indebitamento bancario, (deleveraging, da attuare anche con un calo dei prestiti alla clientela) e velocità di ripresa economica”.

Il segreto del successo? Svalutazione monetaria o interna

I dati a disposizione, prosegue il paper della Bis, mostrano infatti che è “l’aumento di competitività, attraverso un deprezzamento del tasso di cambio, ad essere statisticamente ed economicamente associato in modo significativo a riprese più rapide”. Di conseguenza gli Stati colpiti dalla crisi “possono concentrarsi su un deprezzamento del tassi di cambio reale o nominale o su un aggiustamento dei costi interni. E’ questo che può affrettare veramente la ripresa economica. Tuttavia, a causa del carattere globale della crisi, questa soluzione potrebbe non essere possibile per tutti i Paesi nello stesso momento”. Il rischio di guerre valutarie è dietro l’angolo. E lo sanno bene i leader dei Paesi che condannano la svalutazione pesante impressa allo yen e decisa dal premier giapponese Shinzo Abe.

Ripresa con credit crunch possibile

“I nostri risultati – osservano i due autori – contraddicono perciò la tesi generale che una limitazione nel credito bancario alle imprese sia necessariamente dannosa per la crescita. E, sebbene con alcune precisazioni, crediamo che la nostra prospettiva fornisca un contributo utile alla letteratura scientifica sulla ripresa caratterizzata da credit crunch”.


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