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Ecco il super centro operativo di intelligence in Medio Oriente da dove Usa e Regno Unito spiano i terroristi

Le informazioni rubate da Edward Snowden e solo in parte minima diffuse dai media potrebbero seriamente mettere a repentaglio la vita dei tanti operatori della sicurezza e dell’intelligence. Un esempio delle potenzialità devastanti del Datagate possono essere riscontrate dalla lettura del quotidiano inglese Independent che ha reso noto uno dei dossier dell’ex collaboratore dell’Nsa.

In questo caso è stata data pubblicità a un “centro operativo” in Medio Oriente dal quale le agenzie di intelligence britanniche raccolgono una vasta quantità di informazioni che corrono sulla rete e che poi valutano, smistano e condividono con i partner di altri Paesi. Il giornale per carità di patria non indica il luogo o il Paese in cui questa base ha sede – così come non rende noto come abbia avuto accesso al materiale di Snowden che contiene le informazioni top secret – spiegando però che l’attività di monitoraggio e scambio di dati è possibile grazie alla ramificata cablatura sottomarina presente nella regione. Un’immagine che rimanda ai tempi dell’impero britannico, quando effettivamente la rete di telecomunicazione nell’area venne potenziata ed ampliata nel tentativo di garantire un legame di comunicazione tra le colonie.

Ma in tempi più recenti, secondo quanto rivelato ancora da Snowden, gli alleati Londra e Washington possono contare su simili collegamenti sottomarini per quel programma “Tempora” illustrato dalla stessa talpa volto allo scambio di informazioni tra l’agenzia d’intelligence britannica Gchq e l’Nsa. E tutto partendo da quella base mediorientale che, scrive ancora l’Independent, è parte di un progetto britannico da un miliardo di sterline. Sarebbe sorta con il via libera dell’ex ministro degli Esteri laburista David Miliband al governo tra il 2007 e il 2010, ma già dopo l’11 settembre 2001 molti Paesi occidentali si erano affrettati a potenziare la loro capacità di monitoraggio nella regione. Il governo e i servizi ritengono infatti la struttura un elemento chiave per l’Occidente nella guerra al terrore e per prevenire potenziali attacchi terroristici in tutto il mondo.

Così come sulla base della legge antiterrorismo domenica scorsa la polizia britannica ha fermato e trattenuto per nove ore all’aeroporto di Heathrow David Miranda, il compagno del giornalista del Guardian Glenn Greenwald autore dello scoop sulle rivelazioni di Snowden. Episodio che ha riportato l’attenzione sui sistemi di sorveglianza e sul Datagate, suscitando timori per la libertà di espressione e la salvaguardia del lavoro dei giornalisti, anche dopo che il direttore del Guardian, Alan Rusbridger, ha rivelato le pressioni subite dalle autorità britanniche per distruggere gli hard drive dei computer del giornale.

Un’operazione giustificata con motivi di sicurezza, come confermato dalla decisione di Scotland Yard ieri di aprire un’inchiesta penale sul fermo di Miranda, comunicando che il 28enne brasiliano era in possesso di dossier che se divulgati possono mettere numerose vite a rischio. Come rivela proprio lo “scoop” dell’Indipendent, le notizie date non danno conto di nulla che possa essere scandaloso (l’attività di spionaggio è finalizzata alla prevenzione di attacchi terrroristici ed è una pratica vecchia come il mondo) ma possono altresì compromettere le postazioni di lavoro che faticosamente negli anni sono state costruite e sin qui protette. Non è anche questa una libertà che merita di essere tutelata?


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