Non si può fare la pace in Medio Oriente senza l’Egitto. E’ il mantra che re Hussein di Giordania non smette mai di ripetere nei vertici internazionali. Il sovrano di Amman ha ragione e, quindi, adesso che l’Egitto deve fare i conti con una guerra interna, tutto il mondo arabo rischia di sprofondare nel caos. Il paese dei faraoni è da sempre il perno della stabilità regionale. Un gigante demografico, economico e militare che potrebbe essere declassato a campo di battaglia del risiko di vecchie e nuove potenze. Da un lato i baluardi del vecchio (dis)ordine mediorentale Arabia Saudita e Turchia, dall’altro lo spregiudicato Qatar. Sul Washington Post, Michael Hanna, del Century Foundation ha scritto che ci troviamo davanti ad una svolta storica. La decisione con la quale l’Arabia Saudita si è schierata accanto ai generali egiziani, dichiarando di essere pronta a compensarli per qualsiasi interruzione nell’aiuto occidentale, dimostra secondo diversi analisti quanto Riad tema il rafforzamento dei Fratelli Musulmani. Sempre il quotidiano americano mette in evidenza un altro aspetto molto rilevante. Per il sovrano saudita si tratta di “una enorme scommessa”- nota Christopher Davidson, professore di storia del Medio Oriente alla Durham University in Gran Bretagna – “l’Arabia Saudita si pone così in uno scontro diretto con la Fratellanza che gode di ampie simpatie nella regione”. Allo stesso tempo la posizione saudita apre un nuovo fronte nella rivalità regionale con Turchia e Qatar, sostenitori del governo del deposto presidente egiziano Mohammed Morsi. Questa nuovi schieramenti e la rivalità crescente tra sauditi, turchi e qatarioti hanno già provocato effetti pericolosi nella regione. In Siria, l’opposizione al regime di Assad appare sempre più disunita e, quindi, fuori controllo. Ma ormai tutti i giocatori sono scesi in campo. Tornare indietro è impossibile. Tutti gli attori regionali dovranno partecipare al grande gioco per pacificare l’Egitto e domare il nuovo incendio mediorientale.
Egitto, il gigante mediorentale ridotto a campo di battaglia
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