Dinanzi ad una tragedia che conta centinaia di vittime e che sancisce l’impotenza della diplomazia internazionale che non è stata capace di trovare, o imporre, un compromesso fra governo egiziano e Fratellanza musulmana, il ministro degli Esteri italiano pensando di guidare una super potenza dell’industria bellica ha sancito lo stop alle forniture di armi italiane all’Egitto.
Un gesto onorevole, della quale la leader radicale potrà vantarsi nei tg e nei circoli del suo partito. Una scelta dannosa per gli interessi economici nazionali e del tutto inutile rispetto ai giusti obiettivi di pace e di pressione a non utilizzare armi contro la popolazione civile. Il nostro Paese è un fornitore non determinante per l’arsenale dell’esercito del Cairo ed essendo la scelta italiana come al solito unilaterale gli altri governi faranno a gara per vendere, senza clamori, le armi che dovessero venire mancare con l’embarghetto tricolore. Di certo la potenza di fuoco dell’Egitto non risulterà in alcun modo ridotta; i nostri introiti sì. Siccome però la Bonino sa che il nostro è un Paese che aderisce alla Ue, cosa ha voluto precisare? Semplice: che ora l’Italia proporrà di estendere il suo divieto a tutta l’Europa. La coscienza del ministro troverà conforto in questa altissima posizione politica la quale però non pare destinata ad un esito particolarmente ottimista.
I tedeschi e i francesi difficilmente rinunceranno alle loro forniture e, nel caso, lo farebbero solo in cambio di un maggiore scambio economico (e di armi, of course) con il Qatar, il ricco Stato del Golfo che finanzia i Fratelli musulmani, rifornisce di strumenti di morte organizzazioni jihadiste (senza che la Ue strilli troppo, tanto meno la Bonino) e che preme per il rovesciamento del regime egiziano. Insomma, in Italia l’ipocrisia governa gli eventi. E i nostri concorrenti – soprattutto europei – ringraziano.