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L’Europa brinda alla crescita ma l’Italia resta indietro

L’annuncio è di quelli da fine della guerra. Ma a ben guardare la crescita del Pil dell’eurozona nel secondo trimestre del 2013 resta trainata dalla performance tedesca e da quella inaspettata di Parigi. Per registrare tassi positivi molti altri Paesi dovranno aspettare ancora, almeno la fine dell’anno. E’ il caso italiano, ancora con un Pil in territorio negativo e con un governo dalle mani legate a causa dell’incertezza politica.

La crescita tedesca e francese

L’Europa esce ufficialmente dalla recessione nel secondo trimestre, con una crescita sorprendente dello 0,3%. Lo ha annunciato l’Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione europea, che ha indicato che la recessione, costata milioni di posti di lavoro, può considerarsi conclusa grazie alla crescita del Pil di Germania (0,7%) e Francia (0,5%). Nel secondo trimestre del 2013 il Pil, sottolinea l’Eurostat, è aumentato dello 0,3% sia nell’eurozona che nell’Ue a 27. Nel primo trimestre dell’anno il Pil aveva registrato rispettivamente cali dello 0,3% per l’eurozona e dello 0,1 per l’Ue a 27.

Rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, il Pil destagionalizzato è sceso nel secondo trimestre dello 0,7% nella zona euro e dello 0,2% nell’Ue a 27. Nel primo trimestre del 2013 il Pil era sceso dell’1,1% nell’Eurozona e dello 0,7% nell’Ue a 27 rispetto ai primi tre mesi dell’anno precedente.

Il calo italiano

Ma se l’Europa esce lentamente dalla recessione, l’Italia arranca ancora. Il Pil italiano nel secondo trimestre ha infatti registrato un calo dello 0,2% dopo il -0,6% nei primi tre mesi dell’anno, e comparando il secondo trimestre del 2013 con gli stessi mesi dell’anno precedente il calo è del 2%.

Più e meno virtuosi

Nel secondo trimestre, oltre all’Italia anche la Spagna registra una contrazione trimestrale dello 0,1% l’Olanda un -0,2 e Cipro un -1,4%, mentre la Germania avanza dello 0,7%, la Gran Bretagna un +0,6% e la Francia esce dalla recessione e registra un promettente +0,5%. Su base annuale il Pil dei paesi più a rischio è quello di Cipro a -5,2% e della Grecia a -4,6% (il dato mensile di Atene non è pervenuto). Il Pil dei paesi più virtuosi si base annuale è quello della Lettonia (+4,3%) e della Lituania (+4,1%).

La disomogeneità europea e le riforme necessarie

Le medie “nascondono notevoli differenze tra gli Stati membri” ha osservato il Commissario Ue per gli Affari economici, Olli Rehn, commentando i dati sul Pil nell’area dell’euro nel secondo trimestre dell’anno. Paesi come la Spagna e la Grecia, ad esempio, “hanno ancora inaccettabili alti tassi di disoccupazione, soprattutto il tasso di disoccupazione dei giovani”. “C’è quindi ancora una lunga strada da percorrere prima di raggiungere il nostro obiettivo finale di un modello di crescita sostenibile, che offre più posti di lavoro”, ha concluso.

Bando ai trionfalismi quindi. “L’Europa risale ma Italia stenta, peggiore di noi solo Cipro. #riformeora da #GovernoLetta o faremo sempre peggio degli altri”, ha scritto su Twitter l’economista e blogger di Formiche.net Stefano Da Empoli.


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