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Basta sopravvivere, Letta cominci a governare. Parola del Financial Times

Il bilancio dell’attività dei primi cento giorni del governo di Enrico Letta non è entusiasmante. Semplicemente, secondo il Financial Times, ha tirato a campare. E le sfide che lo attendono se riuscirà ad arrivare, come è probabile, fino al 2014, non sono le più semplici. Riforme in cui non è riuscito nemmeno il tecnico Mario Monti. Ma il quotidiano della City scommette su Letta, a patto che non si impantani come ha fatto finora.

Cento giorni di sopravvivenza

Letta ha appena festeggiato i suoi primi cento giorni a Palazzo Chigi, sbandierando i risultati del suo governo fino ad oggi. Peccato che, secondo un sondaggio Swg, il 40% degli italiani non ricorda nessun provvedimento targato Letta. “Effettivamente, il risultato principale del governo è stato sopravvivere – sottolinea il Financial Times in un editoriale a firma di Chris Hanretty, docente all’Università dell’East Anglia -. E vale la pena citarlo. Il voto italiano di febbraio è stato tra i più volatili nella storia politica europea e ha spinto molti analisti a prevedere una nuova tornata elettorale subito dopo l’estate. Nonostante la condanna di Silvio Berlusconi per frode fiscale e lo spettro di tornare alle urne, è probabile che il governo sopravviva almeno fino alle elezioni europee del 2014”.

Il successo con Bruxelles

Il secondo risultato ottenuto da Letta è stato “rassicurare Bruxelles”, sancito con la chiusura della procedura di infrazione per lo sforamento del deficit pubblico. Merito del governo Monti, certo, ma Letta “ha garantito all’Italia un grado di considerazione che il francese François Hollande e lo spagnolo Mariano Rajoy possono solo invidiare”.

Le prossime sfide di Letta

Tuttavia, molti esecutivi italiani sono sopravvissuti senza governare. “Nei prossimi cento giorni Letta dovrà affrontare tre grandi sfide. In primo luogo, dovrà fare i conti con le conseguenze della condanna del leader del Pdl Silvio Berlusconi e la sua probabile espulsione dal Parlamento. Ciò non significa che il Cav sparirà dalla scena”.
Secondo, il governo dovrà metter mano alla riforma elettorale. Nessun sistema potrà garantire una maggioranza forte data la distribuzione dei consensi tra Pd, Pdl e M5S. Ma un sistema proporzionale con una soglia minima del 5% semplificherebbe la formazione della coalizione di governo dopo il voto”. E questo tema potrebbe essere affrontato più facilmente adesso, quando è più chiaro che Berlusconi non potrà essere candidato. Ma la riforma che più permetterebbe di avere una maggioranza coesa, con la revisione del bicameralismo perfetto al Senato, richiede emendamenti che difficilmente possono essere approvati nei 18 mesi di tempo che Letta si è dato”.

Il nodo Imu

E, non per ultimo, entro la fine del mese Letta dovrà occuparsi della riforma fiscale. Il Pdl ha chiesto l’abolizione dell’Imu sulla prima casa. “Sebbene impopolare, è la tassa giusta per l’Italia: non si evade facilmente, non è distorsiva sul mercato del lavoro e non ricade sui giovani e sui disoccupati. L’Italia incassa molto meno della media dei Paesi avanzati dalla tassazione della proprietà, e Letta dovrebbe quindi premere per mantenerla”.

La priorità crescita e la fiducia in Letta

Se il governo sopravvivesse per altri cento giorni, dovrebbe combattere quei fattori che bloccano la crescita del Paese. E ad un certo punto gli sarà detto di procedere con una riforma del mercato del lavoro. Troppo facile – chiosa l’editorialista del Financial Times -. Il governo Monti ha dovuto lottare contro notai, farmacisti, tassisti e benzinai per aprire quei mercati, e c’è riuscito solo in parte. Letta può fare di più anche se sarà difficile e richiederà ben oltre cento giorni. Gli italiani devono solo sperare che non sia un lavoro da mille”, conclude.


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