Chissà se Beppe Grillo si è ripreso dalla sbornia alcolica. O semplicemente non l’ha mai avuta. Il leader del M5S stronca senza appello qualsiasi ipotesi di alleanza con il Pd perché, scrive sul suo blog: “Pdl e pdmenoelle pari sono. Non c’è alcuna possibilità per me di allearmi né con uno, né con l’altro, né di votargli la fiducia. Hanno la stessa identica responsabilità verso lo sfascio economico, sociale e morale del nostro Paese”.
La smentita
Grillo smentisce l’indiscrezione di Repubblica di oggi che lo dipinge tentato dall’accordo con i democratici, come dimostrerebbe una sua conversazione in Sardegna con il sindaco Pd di Arzachena Tino Demuro. “Se cade Letta, difficile dire ancora no ai democratici”, avrebbe detto l’ex comico, tra un bicchiere di vino e l’altro.
Una ricostruzione a sua volta ricostruita così da Grillo:
“Qualche pennivendolo si aggira nei bar della Sardegna, in alcuni dove non sono neppure mai stato, per attribuirmi aperture al pdmenoelle. Siamo arrivati al giornalismo da bar. Le pressioni per un’alleanza del M5S con il pdmenoelle con articoli inventati di sana pianta durano dal giorno dopo le elezioni politiche. Vi prego di smetterla”. E torna a ribadire la sua fatwa: “Mai con il pdl, mai con il pdmenoelle.”
I Falchi del M5S
Anche se in realtà non tutti sono d’accordo con questo diktat. Dopo la sentenza sul processo Mediaset, infatti non è peregrina l’eventualità di una caduta del governo di larghe intese. E oltre al ritorno alle urne, tra gli scenari su cui si discute, c’è anche quella di una maggioranza alternativa formata da Pd, Sel e M5S. Una sorta di riedizione del “governo del cambiamento” di bersaniana memoria. Di questa ipotesi si discute molto all’interno del movimento grillino. Come nel Pdl, anche per il M5S c’è un’ala composta da intransigenti “falchi” che dicono no a qualsiasi accordo con il Pd. Tra questi, anche Gianroberto Casaleggio che ha sempre opposto la sua dipartita a questa ipotesi: “Altrimenti me ne vado”, ha detto più volte.
Le colombe e Rodotà
Tante però anche le colombe pronte a novelle larghe intese in nome delle riforme. Se in Parlamento i più morbidi su questo fronte sono in Senato, fuori è la rete a testimoniare per prima questa apertura. Lo si nota nei commenti al post di oggi di Grillo. Oltre ai tanti che danno ragione a Grillo, sono in molti ad esprimere invece dubbi sul suo no:
“Non so se questa sia la linea giusta, bisognerebbe fare la riforma elettorale e poi chi si è visto s’è visto, ma per questa bisogna allearsi con questi ladroni!”, scrive Andrea Fratini. E gli fa eco Valentino Marano: “Questa volta sbagli beppe. Invece fai un accordo breve e sintetico e buttiamo fuori il nano per sempre. Dire sempre no, significa non fare nulla”.
Tra chi fa il tifo per il dialogo Pd-M5S, c’è anche Stefano Rodotà, il giurista candidato grillino al Quirinale, che sul Corriere di ieri ha consigliato ai democratici di verificare questa ipotesi. E a favore di questo scenario, si era espressa una mail, poi smentita, del capogruppo alla Camera Riccardo Nuti.
Ma, mentre c’è chi prova ad aprire le porte, Grillo oggi le chiude senza chiedere il permesso.
Il video scelto da Grillo per ribadire il suo no all’alleanza con il Pd: