La richiesta del fondo Tci al colosso franco tedesco dell’aerospazio Eads-Airbus, di cui è socio, di vendere la quota in Dassault Aviation, ritenuta sterile, apre nuovi fronti per la difesa europea. E sotto pressione finisce direttamente la Francia, che vorrebbe rilevare la quota di Eads nel più grande produttore di jet nel Paese ma che vede la sua strategia bloccata dai vincoli di bilancio. Ma ecco come l’ad di Eads, Tom Enders, potrebbe accontentare la richiesta del fondo Tci senza scombinare i piani del presidente francese François Hollande.
Una quota congelata
“I soci di Tci hanno il loro perché”, ha detto al Financial Times François Heisbourg, special advisor alla Fondazione per gli Studi strategici di Parigi. “La quota in Dassault è un mucchio di soldi congelati in una partecipazione di minoranza per gran parte sterile”. E Tci sapeva di spingere su una porta sfondata. Enders ha già deciso molti cambiamenti nella struttura del gruppo, eliminando il diritto di veto dei governi azionisti di Parigi, Berlino e Madrid. Una mossa che ha posto la società sotto una governance “normale”, ha detto lo stesso ad.
La strategia di Eads
E non si è fatto segreto della volontà di liberarsi della quota in Dassault: “Nella nostra strategia è centrale l’allocazione efficiente del capitale e la creazione di valore per i nostri azionisti”, ha ribadito Eads. E il partner del fondo Ben Walker ha cercato di aggiustare il tiro, con elogi poco usuali per l’attivista Tci, abituato a fare rumore più con i suoi attacchi aggressivi. “Vogliamo sottolineare che l’ad Enders e il direttore finanziario Harald Wilhelm stanno facendo un lavoro fantastico”, ha detto.
Il patto Eads-Parigi su Dassault
Ma la palla in realtà è ora nelle mani del governo francese. Nonostante Enders continui a ribadire di aver sganciato Eads dalle interferenze statali, l’ad ha recentemente concluso un patto novantennale con Parigi che garantisce alla Francia il diritto di intervenire su ogni questione che riguardi la quota di Eads in Dassault, e quindi quello di rifiutare anche la cessione di una singola azione.
La questione Golden Share
Sembrava che col patto si intendesse mantenere un complesso status quo sul destino del più importante produttore francese di jet. E Dassault detiene anche il 26% di Thales, un altro contractor chiave nel mondo della difesa di cui Parigi possiede a sua volta il 27%. Ogni mossa per consolidare questi interessi è stata finora combattuta dal fondatore e presidente Serge Dassault. Il momento sarebbe quindi quello propizio per Parigi, ma ci sono altri ostacoli sul cammino del presidente Hollande: l’alto debito pubblico che impedisce al governo di rilevare la quota di Eads in Dassault. Solo la settimana scorsa Parigi ha tagliato gli ordini di jet Rafale di Dassault per il periodo 2014-2019 da 66 a 26 a causa delle ristrettezze finanziarie. Secondo Heisbourg una soluzione potrebbe consistere nel trasformare la quota statale in Dassault in una “golden share“. Mossa che permetterebbe sì a Eads di vendere la sua quota preservando l’interesse di Parigi, ma che, d’altra parte, potrebbe incontrare l’opposizione di Bruxelles.
La concorrenza Dassault-Eurofighter
E la cessione della quota di Dassault risolverebbe un’altra questione: Eads è il più forte azionista nel consorzio costituito anche dall’italiana Finmeccanica e dalla britannica Bae Systems e che produce l’Eurofighter, il caccia rivale del Rafale di Dassault.