Sistema fiscale competitivo, regolamentazione business-friendly, personale qualificato e mercati finanziari dinamici. Sono queste le chiavi del successo che hanno permesso al Regno Unito di sorpassare gli altri Paesi europei. Un report Ernst&Young, pubblicato prima del summit del G20 che si terrà il 5 settembre, piazza Londra al secondo posto nella classifica complessiva degli Stati dove è più facile fondare, sviluppare e gestire un’impresa, battendo così Francia e Germania e lasciandola dietro solo a Stati Uniti per l’accesso ai finanziamenti.
La spesa in R&D
La bassa tassazione e la trasparenza nella regolamentazione, spiega il Telegraph, hanno invece contribuito a piazzare al quarto posto il Paese tra i big del G20 quanto a politiche che favoriscono l’imprenditoria. E il punto di forza inglese sarebbe la spesa in ricerca e sviluppo, che supera dello 0,2% la media dei Paesi del G20.
Lo studio
Il G20 Entrepreneurship Barometer di EY ha chiesto a oltre 1500 imprenditori, 55 del Regno Unito, di compilare il suo report. E gli Stati sono stati classificati in base a accesso al credito, legislazione, formazione e training. Stuart Watson, partner di EY, ha spiegato che “le fondamenta per la costruzione di un ecosistema imprenditoriale sono solide nel Regno Unito, con un sistema di imprese in forte crescita che rappresentano circa il 60% dei nuovi posti di lavoro”.
Il credito
“Incentivi chiari per gli investimenti e per R&D, oneri fiscali tra i più leggeri sulle imprese del G20 entro il 2015 e interventi positivi come quello del Funding for Lending hanno contribuito a diffondere il messaggio chiave: la Gran Bretagna è aperta alle imprese”, ha aggiunto. Trovare capitali infatti non sembra essere difficile nel Regno Unito, che si è classificato primo nella classifica del G20 quanto a facilità di accesso al credito per il settore privato. In proporzione al Pil, il credito nazionale è quasi il doppio della media del G20, con 209,5 rispetto a 99.
Gli ostacoli
Ma gli ultimi dati della Bank of England tuttavia mostrano che i prestiti bancari alle imprese di minori dimensioni sono calati nel 2012. Gli imprenditori più giovani, emerge dalla ricerca EY, continuano a definire “difficile” avere dei finanziamenti.
La carriera
Ma le differenze con il resto dei Paesi del G20 sono anche culturali. “C’è stato un vero cambiamento nella percezione degli imprenditori negli ultimi dieci anni”, ha spiegato Watson. “L’avvento di spettacoli popolari in tv che mostrano personalità importanti del business ha senza dubbio avuto impatto sui giovani che ora pensano all’imprenditore come ad una categoria cui aspirare”. I format in questione? Dragons’Den e The Apprentice, nella cui versione italiana il boss era Flavio Briatore.
L’abilità
Al contrario, la Gran Bretagna ha ottenuto i risultati più deludenti in merito al “saper far rete”. “Cambridge e Silicon Roundabout sono esempi di comunità imprenditoriali capaci di creare centri di expertise e dove le società collaborano anche se concorrendo sullo stesso mercato”, ha commentato Watson, aggiungendo che la Gran Bretagna, 17esima tra i Paesi del g20, “deve replicare questi modelli”.
Le sfide e gli sfidanti
Ma serve collaborazione tra governo e imprese se Londra vuole mantenere il suo primato. Australia. Canada, Corea del Sud e Stati Uniti intendono diventare, e mantenersi, le grandi potenze imprenditoriali del G20. “La domanda privata resterà fragile ancora per un po’, l’incertenzza domina ancora nell’eurozona, mentre i mercati emergenti ci stanno raggiungendo. E’ la Russia a vincere per ‘supporto coordinato'”, ha ammonito Watson. “Per avere una mentalità davvero imprenditoriale, il Regno Unito deve adottare di più la visione americana, dove il fallimento è concepito come un esperienza per apprendere e come qualcosa da cui ci si può riprendere, e non come una barriera che ostacola tutte le aspirazioni future”, ha concluso.