Pubblichiamo l’intervento dell’ex ministro Corrado Clini pronunciato al Meeting di Rimini.
L’economia “verde” è il contesto “naturale” delle strategie e delle politiche per la crescita e la competitività, secondo le linee di forza individuate dall’OCSE per la ripresa mondiale e dal “Patto per la crescita e l’occupazione” approvato dal Consiglio Europeo del 29 giugno 2012.
Ho lasciato in eredità al nuovo governo un pacchetto di misure adottate o programmate per la crescita “verde” dell’economia italiana, che hanno come riferimento quattro direttrici principali :
– la semplificazione e la trasparenza delle autorizzazioni ambientali, che nonostante il lavoro fatto nel 2012 rappresentano ancora una barriera alla realizzazione in tempi “europei” di opere pubbliche e impianti produttivi , ed hanno un effetto disincentivante per gli investitori italiani e stranieri;
– la piena utilizzazione dei margini di flessibilità al patto di stabilità consentiti dalla Commissione Europea per gli investimenti “infrastrutturali”, con priorità per l’innovazione tecnologica e l’efficienza finalizzate alla riduzione dell’intensità di carbonio dell’economia, sia per la protezione del territorio dagli eventi climatici estremi;
– la riforma della fiscalità, con l’introduzione della fiscalità ambientale per spostare la tassazione dal lavoro all’uso delle risorse naturali ed energetiche come previsto dalla “delega fiscale” bloccata in parlamento più per deficit culturale che per controversie politiche
– l’efficienza in tutti i settori, a partire dalla valorizzazione e dal recupero dei residui e dei rifiuti, nei cicli di produzione e nella generazione di elettricità e calore.
Sulla base dei primi tre mesi di attività, il nuovo governo ha ripreso in modo molto parziale il lavoro già fatto, e anzi in alcuni casi si registrano passi indietro.
Voglio ricordare le misure già individuate, che hanno tutte effetti positivi sulla crescita e sono coerenti con una gestione intelligente del patto di stabilità : sulla base del criterio condiviso dalla Commissione Europea, e spesso richiamato dal Governatore della Banca d’Italia, secondo cui la riduzione del debito ha bisogno di riforme e investimenti per la crescita.
1. Semplificazione e trasparenza per le autorizzazioni ambientali
Vanno assicurati standard europei di riferimento e tempi non discrezionali per le autorizzazioni ambientali. Si tratta di una “misura infrastrutturale” necessaria per liberare risorse e favorire investimenti per la crescita: le bonifiche dei siti contaminati, la riqualificazione degli impianti industriali, i progetti per le infrastrutture e quelli per le nuove imprese industriali, non possono essere assoggettati alla “geometria variabile” delle interpretazioni delle norme da parte della variegata burocrazia ambientale, dai poteri di veto delle autorità locali, da parte della magistratura inquirente quando subentra ai poteri dell’amministrazione.
ILVA è un caso di scuola : per chi sia interessato, lascio copia del mio intervento alla Commissione Industria del Senato del 16 luglio 2013. Ma non solo ILVA, anche le decine di procedure aperte da anni per l’approvazione dei piani di bonifica delle aree industriali dismesse, nella maggior parte strategiche per la riconversione produttiva di interi territori : basti per tutti il caso di Bagnoli.
Senza dimenticare la vicenda incredibile delle variegate interpretazioni della gestione ambientale delle “rocce e terre da scavo”, con il blocco di opere già finanziate per oltre 9 miliardi € .
2. La fiscalità ambientale
La tassazione va spostata dal lavoro all’impiego delle risorse naturali (acqua e suolo) e di quelle energetiche (carbon tax) : la fiscalità ambientale è un volano efficace per trasformare l’economia in una direzione più efficiente e competitiva, come ripetutamente sottolineato da Ue e Ocse.
Questa è una misura infrastrutturale chiave per la crescita sostenibile dell’Italia.
3. La decarbonizzazione dell’economia e la lista delle tecnologie “verdi”
La strategia europea per la crescita indica la riduzione dell’intensità di carbonio dell’economia come la chiave per la competitività.
Il piano per la riduzione delle emissioni di CO2, approvato dal CIPE l’8 marzo 2013 è il riferimento per le politiche necessarie sia a rispettare entro il 2020 gli impegni del pacchetto europeo “clima-energia”, sia ad allineare l’Italia alla strategia europea di medio-lungo periodo .
Il piano prevede l’istituzione in Italia della “ lista delle tecnologie verdi” a basso contenuto di carbonio.
La lista dovrà costituire il riferimento per regolare l’accesso prioritario delle imprese
– ai fondi strutturali 2014-2020,
– ai benefici previsti dal Fondo rotativo per lo sviluppo dell’occupazione giovanile nel settore della green economy, istituito con il decreto legge 83/2012
– al credito di imposta per la produzione e l’impiego delle tecnologie e dei sistemi della lista, nel mercato interno e nei mercati internazionali.
Inoltre, la lista inoltre dovrà costituire il riferimento per gli acquisti della pubblica amministrazione..
Il piano è la “piattaforma” di riferimento per dare una prospettiva di crescita in Italia ad almeno 300.000 piccole e medie imprese che occupano nei mercati mondiali i segmenti alti delle tecnologie innovative e dei servizi green : imprese che sono scarsamente rappresentate nei “tavoli” di confronto governo-parti sociali, e che incontrano difficoltà sempre più gravi nell’accesso al credito ed alle garanzie finanziarie per sostenere la competizione internazionale e le esportazioni.
4. La sicurezza del territorio e la prevenzione del dissesto idrogeologico
Il piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la sicurezza del territorio è stato presentato al CIPE il 21 dicembre 2013. Il piano definisce le linee guida e le misure per prevenire i rischi e i danni ai quali è sempre più esposto il Paese per la crescente vulnerabilità agli eventi estremi, e risponde all’impegno assunto dall’Italia in Europa, dando attuazione alla direttiva europea sulle alluvioni. Il piano prevede 2,5 miliardi l’anno di investimenti, di cui 1 miliardo di risorse pubbliche e 1,5 miliardi risorse private agevolate con credito di imposta. Il piano è fermo, sembra per mancanza di risorse.
Gli investimenti pubblici per l’attuazione del piano devono essere liberati dal vincolo del patto di stabilità, sulla base del criterio – condiviso dalla Commissione Europea- secondo cui l’adattamento ai cambiamenti climatici è una misura strutturale per la crescita, e la prevenzione riduce drasticamente il costo degli interventi di riparazione come ha ricordato ripetutamente Ignazio Visco.
5. Valorizzazione e recupero dei residui e dei rifiuti
L’Italia è un paese povero di materie prime, e l’industria italiana ha una lunga e consolidata capacità di recupero e valorizzazione degli scarti di produzione e delle componenti riciclabili dei rifiuti urbani : le norme ambientali, nel rispetto rigoroso delle direttive europee, devono facilitare questa “attitudine” industriale, che è anche il miglior antidoto sia contro la gestione malavitosa dei rifiuti pericolosi sia contro la persistente utilizzazione nelle regioni del centro sud delle discariche come impianto principale per lo smaltimento dei rifiuti urbani, contro le direttive europee e le stesse leggi nazionali.
Ma i segnali non vanno in questa direzione : tra ottobre 2012 e marzo 2013 ho stabilito la “marcia a tappe forzate” per allineare Roma alle migliori performances europee di recupero e valorizzazione dei rifiuti : ma a quanto pare la ricerca di una nuova discarica è ritornata ad essere il tema centrale nella gestione dei rifiuti della capitale.
E non va meglio nella valorizzazione energetica dei rifiuti : dopo una lunga procedura abbiamo concordato con la Commissione Europea le regole per la produzione di Combustibile Solido Secondario (CSS) derivato dai rifiuti, impiegabile nei cementifici e nelle centrali elettriche con il vincolo di standard severissimi per le emissioni. La produzione e l’impiego di CSS nel centro sud avrebbero il duplice effetto di ridurre drasticamente l’uso delle discariche e consentire la sostituzione di combustibili fossili inquinanti nelle cementerie. Ma infondate obiezioni ambientaliste, fatte proprie anche da rappresentanti della maggioranza, puntano ad affossare la norma e consentire di conseguenza la continuazione del degrado ambientale e del business milionario delle discariche per rifiuti urbani e speciali, che rappresentano uno scandalo in tutta Europa.