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Tutti i grattacapi di Papa Francesco. Il caso delle suore americane e non solo

La riforma dello Ior e, più in generale, delle finanze vaticane ha rappresentato senza dubbio una delle preoccupazioni principali di Papa Francesco in questi primi mesi di pontificato. La nomina di monsignor Ricca quale nuovo prelato della banca vaticana, l’istituzione di una Commissione ad hoc per la riforma dello Ior, guidata dal cardinale Farina (un salesiano, proprio come il Segretario di Stato Bertone) e, da ultimo, l’istituzione della Commissione referente su tutte le amministrazioni economiche del Vaticano (con la discussa partecipazione della giovane Francesca Immacolata Chaouqui) dimostrano come Papa Francesco abbia fatto delle tematiche economiche, alla luce dei recenti scandali, una delle priorità del proprio pontificato.

Ma il successore di Ratzinger si è trovato ad affrontare anche altre questioni, non meno spinose, sulle quali però l’attenzione dell’opinione pubblica non ha raggiunto livelli tali a quelli riservati alle vicende delle finanze vaticane. Proprio recentemente, infatti, la Santa Sede ha commissariato d’urgenza, non senza polemiche, i frati Francescani dell’Immacolata, noti, in particolare, per la celebrazione della Messa in lingua latina, creando così non poco scompiglio nel mondo tradizionalista.

Papa Francesco, poi, ha mantenuto una certa posizione intransigente nei confronti delle “stravaganti” suore americane. Ma proprio in questi giorni sembra che la Santa Sede stia ammorbidendo la propria posizione nei confronti della Leadership Conference of Women Religious. Una diversità di atteggiamenti, quella verso i frati dell’Immacolata e le suore americane, che non è passata inosservata, tanto che il mondo tradizionalista ha iniziato a “mugugnare”.

L’intransigenza verso i Francescani dell’Immacolata
Al termine di una visita apostolica iniziata lo scorso anno, la Congregazione dei religiosi ha recentemente chiesto a Papa Francesco di commissariare i frati Francescani dell’Immacolata. L’inchiesta vaticana era iniziata nel 2012 in seguito ad una richiesta proveniente, secondo il Procuratore generale dei frati dell’Immacolata, da “un gruppo minoritario di frati, i quali non condividevano più lo stile di governo del Padre fondatore e Ministro Generale”. L’accusa principale, infatti, che veniva mossa al fondatore dell’ordine, era quella di aver imposto a tutti i membri della famiglia religiosa l’obbligo di celebrare la Messa secondo il rito antico. Significativo è sottolineare come i Francescani dell’Immacolata, che hanno in Massimiliano Kolbe uno dei loro punti di riferimento, non siano nati originariamente nell’orbita della famiglia tradizionalista dal momento che tale tendenza è stata acquisita solamente nel 2007 per volere del proprio fondatore, in concomitanza con il Motu Proprio di Benedetto XVI che ha liberalizzato l’uso del messale antico. Secondo i Francescani dell’Immacolata, questa accusa proveniente da un piccolo gruppo di frati non corrisponderebbe al vero, ma vani sarebbero stati i tentativi di dialogo con la Santa Sede, tanto che la possibilità di celebrare la Messa secondo il rito antico è ora sottoposta alla previa autorizzazione dell’autorità competente. Una certa durezza ed intransigenza che ha mandato in subbuglio il mondo tradizionalista, che ha sempre avuto nei Francescani dell’Immacolata il proprio punto di riferimento. Tanto che il vaticanista de L’Espresso Sandro Magister ha parlato di “prima volta in cui Francesco contraddice Ratzinger”.

Verso il dialogo con le suore americane
Altrettanta intransigenza è stata mostrata, in passato, nei confronti delle suore americane, accusate nel corso del precedente pontificato di “femminismo radicale “ e, soprattutto, di avere espresso ripetutamente posizioni contrarie al Magistero cattolico, con particolare riferimento all’ordinazione sacerdotale femminile ed all’uso dei contraccettivi. Si pensava che con l’arrivo di Papa Francesco il clima potesse cambiare, ma almeno all’inizio così non è stato, tanto che si arrivò a dire che “Francesco è come Benedetto XVI: nulla cambierà”. Proprio recentemente, però, sembra essersi aperta una finestra di dialogo tra la Santa Sede e la Lcwr. Come riportato da Vatican Insider, infatti, in occasione della loro assemblea annuale, le suore hanno invitato l’arcivescovo di Seattle, Peter Sartain, incaricato da Papa Francesco di riorganizzare il gruppo, a parlare e predicare durante il loro incontro. Sono state le stesse suore americane a dare notizia di questo incontro, tanto che in un comunicato hanno affermato che “l’arcivescovo ha avuto modo di ascoltare attentamente le preoccupazioni delle religiose e la loro chiesta di informazioni” dando così vita ad uno “scambio profondo e franco di punti di vista”. Un incontro, quello tra le suore ribelli e l’arcivescovo Sartain, che secondo alcuni potrebbe essere l’inizio di un cammino che dovrebbe portare a “lenire la frattura tra le suore americane ed i vescovi che è andata allargandosi negli ultimi anni”.

Le lamentele dei tradizionalisti
L’atteggiamento delle suore americane è da sempre nel mirino dei tradizionalisti. La decisione della Santa Sede di inviare un proprio rappresentante per riorganizzare il gruppo delle suore portò numerosi siti tradizionalisti a “cantare vittoria”. Da sempre, infatti, i tradizionalisti accusano le suore americane di non collaborare con i vescovi americani nella lotta contro l’aborto ed i matrimoni gay. E la decisione della Santa Sede di aprirsi al dialogo con le suore, a fronte di una totale intransigenza nei confronti dei Francescani dell’Immacolata, ha mandato in subbuglio il fronte tradizionalista. Basta leggere il post apparso recentemente sul blog Messainlatino, la “bibbia” del mondo tradizionalista, per rendersene conto. La Santa Sede viene accusata di comportarsi in maniera alquanto confusa commissariando i “retti ed ortodossi frati dell’Immacolata” ed optando per il dialogo con le suore americane, mettendo addirittura in dubbio, con un bel punto interrogativo, il fatto che esse possano essere veramente considerate delle suore. Le suore americane vengono definite “in odore di scisma ed eresia” e per questo motivo ci si rivolge direttamente alla Santa Sede: “cara Santa Sede, loro (le suore, ndr) sì che non sentono “cum Ecclesia”! Mica i Francescani dell’Immacolata”. E poco dopo, un secondo attacco: “quale messaggio arriva dinanzi a tale trattamento? Che la Messa in latino è uno sbaglio tanto quanto accompagnare le ragazze madri ad abortire. Cara Santa Sede, che confusione (per non sospettare di peggio)”. Ma c’è anche Corrispondenza Romana, agenzia d’informazione vicino a Roberto De Mattei, autore di un libro nel quale il Concilio Vaticano II viene presentato come elemento di rottura nella storia della Chiesa, a mettere in dubbio l’operato della Santa Sede. In un articolo, infatti, ci si chiede: “perché tanta comprensione e tanto dialogo con le suore ribelli statunitensi, che seminano l’errore e la confusione e così tanta durezza nei confronti dei Francescani dell’Immacolata?”. E dopo aver elencato i meriti e le virtù dei Francescani, ecco l’attacco finale, piuttosto duro, contro la Santa Sede: “è amaro dirlo: l’unica differenza è che in passato si puniva giustamente l’eresia, oggi invece si perseguita chi è fedele a Cristo e alla sua Chiesa”.
Come si vede, dunque, non sono solo le finanze vaticane a destare la preoccupazione di Papa Francesco.


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