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Kira Kotsukè no Sukè: il primo taglio alla PA

I guai dell’Italia, almeno per buona parte di essi, sono dovuti all’impossibilità di riformare il suo sistema di funzionamento in quanto questo è nella mani, avide, di funzionari che sono lì da sempre. Maestri di cerimonie come Kira Kotsukè no Sukè che, non a caso, Borges, di cui oggi ricorre l’anniversario della nascita, mette nella sua Storia universale dell’infamia.
Un comandante della guardia di finanza, un comandante di una stazione dei vigili del fuoco, un comandante della guardia costiera di una delle tante assolate località balneari dove non si fa nulla 11 mesi all’anno, uno dei tanti funzionari di uno dei tanti, troppi, enti in cui si dipana, intricandosi, la pubblica amministrazione possono più del più votato e acclamato leader politico.
L’illustre Signore della Torre di Ako, dopo l’ennesimo sopruso subito dal maestro cerimoniere, sguainò la spada rigandogli la fronte di sangue. Ammesso il gesto, l’illustre signore fu costretto, nel rispetto della legge, a procurarsi il suicidio alla maniera dei samurai.
Ricordiamo la grande Letteratura di Jean Louis Borges, la sua arte contagiosa che ci fa leggere a perdifiato, la sua capacità di volteggiare tra realtà e scenari fantastici pieni della più ributtanti mostruosità. E tendiamo l’orecchio a quella voce che viene dal cassetto, quella del pugnale di Evaristo Carriego che, come una sirena, cerca di sedurre la mano di chi lo impugnerà. La mano dei 47 capitani che vendicarono l’illustre Signore della Torre di Ako facendo il più sacro e solenne taglio alla Pubblica Amministrazione.


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