Per gentile concessione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Pierluigi Magnaschi sul quotidiano Italia Oggi
Marco Giacinto Pannella è un saltimbanco. Si comporta così perché, privo di mezzi com’è, se non facesse i fuochi d’artificio, non lo starebbe ad ascoltare nessuno. Ma Pannella è anche un assoluto genio politico. Uno che è tutto solo in un mare di mezzecalzette che indossano le casacche di tutti i partiti e che spaccano diligentemente i capelli in quattro ma che, da almeno vent’anni, sono sempre fermi sulle stesse e inconcludenti posizioni.
Ora Pannella, in una straordinaria intervista concessa giovedì scorso a Marco Valerio Lo Prete, del Foglio (intervista che, non a caso, è stata sepolta da un’abbondante coltre di silenzio da parte di tutti i media), indica a Berlusconi una via d’uscita politica e non opportunistica. Pannella infatti invita Berlusconi a smetterla di fare delle battaglie per una giustizia-giusta a spizzichi e bocconi. Una battaglia che, di fatto, ha sinora perseguito solo la soluzione giudiziaria dei suoi interessi, anziché quelli dell’intero Paese (con il deludente risultato, anche personale, che sta di fronte a tutti).
L’occasione per cambiare marcia e per togliere il tappo più rilevante che ha sinora impedito al Paese di crescere (e che è irrisolvibile a livello parlamentare) sono i 12 referendum indetti dal Partito radicale che però adesso, perché isolato da tutti, fa fatica a trovare le 500 mila firme necessarie per renderli possibili. Berlusconi che, a seguito della sua ultima condanna, è diventato, paradossalmente, ancor più popolare, dovrebbe quindi mettere la sua popolarità al servizio, quanto meno, dei sei referendum radicali sulla giustizia-giusta che consistono in: separazione delle carriere per i magistrati, introduzione della responsabilità civile per gli stessi, rientro nelle loro funzioni dei magistrati fuori ruolo, fine degli abusi della custodia cautelare in carcere, abolizione dell’ergastolo.
Pannella spiega che, con questo sostegno, che si augura venga anche da altre forze politiche, «il governo sarebbe sgravato dalla discussione dei tanti temi oggi considerati irrisolvibili per via legislativo-parlamentare sui quali si pronunceranno direttamente i cittadini» lasciando così libero il governo di dedicarsi ai problemi economici.