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La piccola Bayreuth sull’Adriatico

Questa settimana, parte del pubblico oggi ai Festival di Bayreuth, Glyndebourne e Salisburgo, si trasferisce in una piccola città sulle rive dell’Adriatico, Pesaro, nell’Ottocento paese di pescatori che Giacomo Leopardi guardava con alterigia, assurto a notorietà per un discorso fatto dal romagnolo Benito Mussolini fece per porre la ‘lira a quota novanta’ (rispetto alla sterlina) e, quindi, sopravvalutandola, dimenticato sino agli Anni Sessanta quando diventò sede prestigiosa di fabbriche di cucine (e di attrezzi per la cucina) e di una delle più note boutique italiane di alta moda, nonché spiaggia per famiglie lontana dal chiasso e dei bagordi di Rimini.

Cosa li porta a Pesaro? Il Rossini Opera Festival (ROF): Il ROF è l’unico festival estivo italiano che in 34 anni ha acquisito un assoluto rilievo internazionale – l’unico in Italia che gareggia con Bayreuth, Salisburgo, Aix en Provence e Glyndebourne. È anche un festival che rende. Un’analisi empirica mostra che nelle due settimane periodo della manifestazione il valore aggiunto del terziario a Pesaro aumenta di circa 12 milioni di euro; il 70% del pubblico viene da fuori della Regione; il 66% è straniero. La vendita dei biglietti è cominciata il 29 aprile ma da gennaio le agenzie francesi e tedesche (che possono acquistare biglietti di gruppo dall’inizio dell’anno) vendevano con un ‘mark up’ del 200%.

Cosa suggerire? Il festival dura due settimane, dal 10 al 23 agosto; per chi si occupa di critica musicale, e in particolare di scrivere per quotidiani, subito dopo le prime rappresentazioni il periodo 19-23 agosto consente di cogliere non solo le tre opere principali in forma scenica (L’Italiana in Algeri, Guillaume Tell, l’Occasione Fa il Ladro) ma anche Il Viaggio a Reims, con un cast di giovanissimi e La Donna del Lago in forma di concerto e un campione anche di altre manifestazioni. Si può proseguire per la “Sagra Malatestiana” a Rimini, che in quel periodo sarà in pieno fulgore.

Le tre opere che rappresentano il ‘cuore’ del festival sono interessanti. Il nuovo allestimento de L’Italiana in Algeri (regia di Davide Livermore, scene e progetto luci di Nicolas Bovey, costumi di Gianluca Falaschi, concertazione di José Ramón ) è una nuova produzione con un cast giovane ed a costi contenuti; chi ha visto le prove la considera molto divertente. E’ probabile che verrà ripresa in Italia ed all’estero. La ripresa dello storico allestimento de L’occasione fa il Ladro di Jean-Pierre Ponnelle (uno spettacolo degli Anni Ottanta che ha girato per i cinque continenti restando sempre fresco) assicura buon umore: è una delle farse giovanili rossiniane più spassose.
Guillaume Tell è una vera rarità; viene presentato in versione integrale e in inverno si potrà vedere a Torino il cui Teatro Regio lo coproduce. Sarà certamente anche al Teatro Comunale di Bologna.

Grande attesa per la concertazione di Michele Mariotti. Dopo il successo della Donna del lago con cui ha debuttato lo scorso maggio alla Royal Opera House di Londra, il trentaquattrenne Michele Mariotti affronta il più complesso titolo rossiniano – quello con il quale il 37nne Gioacchino si ritirò dalle scene, diventando dopo cinque anni di vertenza giudiziaria ed una sentenza della Corte di Cassazione francese il più giovane ‘pensionato d’anzianità del mondo’. La nuova produzione dello spettacolo, con la regia di Graham Vick, le scene e i costumi di Paul Brown e le coreografie di Ron Howell, è in scena all’Adriatic Arena a partire da domenica 11 agosto alle ore 18. L’Orchestra e il Coro sono quelli del Teatro Comunale di Bologna, di cui Mariotti è Direttore principale.

“Guglielmo Tell è un eroe che a me piace definire schubertiano – dice Michele Mariotti – perché l’eroismo di Schubert è meno magniloquente, meno fisico: un eroismo del quotidiano, quello delle persone normali, che gli eventi cambiano in eroi. È un padre di famiglia che viene “costretto” a trasformarsi per difendere i suoi affetti. Dirigo per la prima volta quest’opera e ho scelto la versione in francese perché è stata scritta in questa lingua, e la traduzione italiana modifica la musicalità originaria. Eseguirò anche la quasi totalità dei balletti previsti dall’edizione originale.

Grazie a questo Guillaume Tell torno a lavorare con Juan Diego Florez – prosegue Mariotti – che debutta in Europa il ruolo di Arnold e che ho diretto pochi mesi fa a Londra nella Donna del Lago. Il ruolo è mostruoso e tradizionalmente viene affidato a voci meno belcantistiche ma più liriche ed eroiche. Il Festival ha voluto assegnarlo a lui per tener fede a quella che era la volontà di Rossini, che scrisse un’opera più incentrata sull’eleganza del belcanto; il ruolo risulta meno di forza, ma mantiene quella cifra di astrazione che il tipo di voce di un tenore come Florez consente”.
Assieme a Florez sono protagonisti sul palco Nicola Alaimo, impegnato nel ruolo del titolo, Marina Rebeka in quello di Mathilde, Simon Orfila in quello di Walter Furst, Celso Albelo nel ruolo del Pêcheur e Amanda Forsythe nei panni di Jemmy.

Vorrei aggiungere che Michele Mariotti è un ottimo jogger ed ha un grande spirito sportivo. Sono stato il solo critico che lo ha criticato, anche severamente, quando nel novembre 2007 inaugurò la stagione lirica concertando, a 27 anni, una delle più difficile partitura di Verdi, Simon Boccanegra. Siamo diventati amici. Ammette che le lodi sperticate di altri non erano giustificate e che, sotto alcuni aspetti, non avevo torto. Sa anche Muti ha ‘toppato’ con Guillaume Tell e che in sala ci sarà almeno una persona che, propria perché lo stima e lo apprezza, non gli farà sconti.


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