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La vera strategia (autolesionistica) di Berlusconi

Non diamo retta a dichiarazioni e precisazioni, oltre a slogan rassicuranti come quelli scanditi oggi dall’ex premier alla manifestazione organizzata dal Pdl. Silvio Berlusconi vuole la grazia, anche se non l’avrà. Quindi gli annunci incendiari e barricaderi celano vistose difficoltà e una strategia senza sbocchi. Per questo i toni si alzano, frutto di nervosismo e scarsa lucidità, comprensibilmente.

I piani presunti
E non diamo retta neppure alle indiscrezioni più o meno pilotate, su presunti piani in cantiere degli avvocati Ghedini e Longo che studiano la legge Severino sulla incandidabilità (per condanne superiori a due anni) qualora si votasse a ottobre, quando ancora l’interdizione non avrà avuto la ratifica del Senato.

Il vero e unico Piano A
Il piano A, e non B, è la grazia. D’altronde il fiuto giornalistico del quotidiano Libero diretto da Maurizio Belpietro aveva da tempo sollevato la questione. E ora, nonostante le dichiarazioni di prammatica e di facciata sulla richiesta del Pdl di una fumosa e poco circoscritta “riforma della giustizia”, sulla scia di quanto scritto dal Colle dopo la sentenza della Cassazzione, la questione si affaccia solo in alcune righe dei quotidiani di oggi. Come quelle finali, dopo una lunga intervista a Fausto Carioti di Libero, di Renato Brunetta.

Le parole di Brunetta
L’ex ministro e attuale capogruppo alla Camera del Pdl, alla domanda di Carioti (“Non chiederete a Napolitano la grazia per Berlusconi”), risponde: “Come ha detto Napolitano, la grazia la chiedono l’interessato o i parenti dell’interessato, o può essere data motu proprio dal presidente della Repubblica“, incalzando così il Quirinale nonostante una nota secca di ieri e nonostante anche i consigli di un noto berlusconiano non troppo organico ai berlusconiani come Giuliano Ferrara che al Corriere della Sera dice: “Berlusconi deve chiedere la grazia? MI rifiuto di scendere su un terreno scivoloso e oggi privo di senso…”.

Fateci la grazia
Invece Brunetta scivola e non ritiene privo di senso un tema del genere. Quindi alla domanda finale di Carioti (“Vi aspettate che Napolitano dia la grazia a Berlusconi?”), l’ex ministro replica: “La grazia è un fatto politico, che deve essere valutato all’interno di un ragionamento storico e politico. Come quello che ho appena cercato di fare”). Meno argomentata e più netta la tesi di Daniela Santanché che al Fatto Quotidiano che le chiede “e se Napolitano non concede la grazia?” replica: “Non è una concessione, è un diritto”.

L’omelia chiarificatoria di Scalfari
D’altronde non sono soltanto le parole di accaldati e acclarati berlusconiani doc come Brunetta e Santanché ad accreditare che quella della grazia è la vera strada che Berlusconi vuole percorrere. Anche un anti berlusconiano doc come Eugenio Scalfari ne è convinto dalla sua consueta, ma meno lunga del solito, “omelia” domenicale sul quotidiano che ha fondato. Scrive Scalfari: “Una deputazione del Pdl vorrebbe incontrare Napolitano per ottenere la grazia per il padrone e signore”. Una strada senza via di uscita, visto il “no” già noto di Napolitano (“perché non ricorrono gli estremi tecnici e morali”, secondo il fondatore di Repubblica).

Il ricatto frusto
Così la strategia del Pdl si nutre di una minaccia-ricatto: mettere in crisi il governo e andare a votare in ottobre, ma Napolitano – ricorda Scalfari – ha già più volte chiarito che non si parla di scioglimento anticipato delle Camere con questa legge elettorale”. Ma, scrive l’editorialista Stefano Folli sul Sole 24 Ore, “pensare di riprendere tutto come prima, solo con toni più esasperati e attacchi più veementi alla magistratura rischia di essere controproducente. Anzi, autolesionistico”.



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