“Uno show indecente”. Così il capo della procura di Torino Gian Carlo Caselli, magistrato anti-terrorismo durante gli anni di piombo, descrive l’intervento dell’ex brigatista rosso Giovanni Senzani al festival del cinema di Locarno. L’ex terrorista ha parlato alla presentazione del film del regista Pippo Delbono “Sangue”, raccontando l’omicidio di Roberto Peci, ucciso come ”traditore” perché il fratello Patrizio aveva cominciato a collaborare con la giustizia.
“Mi è impossibile tacere dopo aver letto quello che Senzani ha dichiarato a Locarno – scrive sul Fatto Quotidiano il magistrato che nell’81 raccolse le confessioni di Peci – Con un racconto dettagliato compiaciuto e cinico, senza un filo di emozione, il killer Senzani (notoriamente uno dei personaggi più ambigui delle Br) ha rovesciato sull’uditorio un’onda d’urto di ostinata violenza, vomitando veleni intrecciati con silenzi vigliacchi. La sua rievocazione del calvario di Roberto Peci e in generale degli anni di piombo non contiene nemmeno un cenno di perplessità per le tragedie e i tormenti inflitti”.
La violenza delle Brigate rosse nel racconto di Senzani sembra non fare male, non lasciare traccia ma è Caselli a ricordare invece come essa abbia portato con sé “i lutti e le tribolazioni che ancor oggi costringono i parenti delle vittime a vivere un continuo dolore dell’anima che non lascia respiro”. Ed è per questo che nel rispetto di quel dolore, viene da chiedersi che senso abbia lasciare a Senzani un palco e un microfono per fare quello “show indecente”.