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Mutui, come funziona il piano casa di Lupi con la Cassa

Nel Consiglio dei ministri di ieri non si è parlato solo di Imu. Il governo Letta ha approvato anche un piano casa da circa 4 miliardi per agevolazioni nella erogazione di mutui per l’acquisto della prima casa e per la realizzazione di alloggi sociali, con la previsione di un aiuto al settore da parte della Cassa depositi e prestiti che alimenta già le polemiche.

I 4 miliardi previsti

Il provvedimento, ha spiegato il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, prevede che la Cdp “possa mettere a disposizione del sistema bancario 2 miliardi per l’erogazione di mutui per la prima casa o le ristrutturazioni”. Altri 2 miliardi saranno stanziati dalla Cdp per un fondo per la realizzazione “di alloggi sociali”.

Il crollo del volume dei mutui ipotecari

La Cdp presieduta da Franco Bassanini metterà quindi a disposizione delle banche oltre 2 miliardi per l’erogazione di nuovi mutui per l’acquisto dell’abitazione principale. Tra il 2006 e il 2011 il volume dei mutui ipotecari era di 55 miliardi annui, nel 2012 è sceso è sceso a 26 miliardi, principalmente a causa della debolezza delle prospettive occupazionali e di reddito dei possibili mutuatari. Obiettivo del Governo è quindi favorire, attraverso la garanzia data alla banche da Cdp, la ripresa del credito per l’acquisto della prima casa.

Il ruolo della Cdo nel processo di cartolarizzazione

Ma la Cdp potrà anche acquistare obbligazioni bancarie nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione di crediti derivanti da mutui garantiti da ipoteca su immobili residenziali, liberando l’attivo delle banche che possono così erogare nuovi mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni principali.

Il sostegno del Ministero

Attraverso il rifinanziamento di fondi già esistenti e la creazione di un nuovo fondo presso il Ministero delle Infrastrutture, vengono poi destinati 200 milioni per rendere più sostenibili gli oneri del mutuo e della locazione della abitazione.

Un sussidio mascherato?

“In pratica, quindi, per le banche italiane a secco, ma alle prese con la scadenza della restituzione dei prestiti agevolati ricevuti dalla Bce e l’arrivo dei nuovi e stringenti criteri comunitari di patrimonializzazione di Basilea III, si fa concreta la possibilità di liberarsi dei vecchi prestiti trasformati in prodotti finanziari vendendoli allo Stato attraverso la Cassa Depositi e Prestiti”, si sottolinea sul Fatto Quotidiano. “Di fatto – prosegue – un secondo aiuto di Stato alle banche che, per di più, ha il suono sinistro del caso americano di Fannie Mae e Freddie Mac, le due società create negli Usa alle fine degli anni Trenta per garantire i fondi per il mercato immobiliare americano fallite e salvate dallo Stato con costi pubblici per circa 190 di miliardi di dollari a partire dal 2008, anno dell’esplosione della crisi dei mutui subprime, cioè ad alto rischio di insolvenza da parte del titolare del prestito, che il mondo sta pagando ancora oggi“.



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