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Ecco i settori del Made in Italy che non conoscono crisi nell’export

Prosegue il rallentamento delle esportazioni italiane. Tra gennaio e maggio, le vendite all’estero sono cresciute di solo lo 0,1% nel confronto con il 2012. Quello che colpisce non è, però, solo il generale peggioramento, quanto la crescente incertezza e la diffusa volatilità.

Al di fuori della Ue, hanno cominciato a ridursi le vendite negli Stati Uniti, in Svizzera e in Turchia, Paesi che avevano trainato le esportazioni italiane nel 2012, compensando i bruschi cali registrati nelle principali economie emergenti.

Tra gennaio e maggio, le esportazioni in Cina hanno recuperato parte del crollo dell’anno precedente, mentre quelle in India hanno proseguito a scendere rapidamente. All’interno della Ue, la situazione è divenuta ancora più critica. L’incrocio dei dati per Paese con gli andamenti settoriali mostra come molte imprese italiane riescano ad avere successo, conquistando quote di mercato,
nonostante le difficoltà crescenti.

È il caso, ad esempio, del comparto alimentare, che aumenta le vendite in Paesi europei come la Germania, grazie al vino e ai prodotti da forno, oltre a conquistare mercati lontani come gli Stati Uniti, sempre con il vino, e realtà molto diverse dalla nostra, come la Cina, con la carne lavorata, e i Paesi OPEC, con i prodotti da forno.

Uno scenario articolato, senza più regole da seguire. Oggi, il problema non è più solo capire come accompagnare le piccole e medie imprese verso la conquista di mercati lontani, complessi, e diversi da quello interno. Diviene centrale interpretare i cambiamenti, cercando di anticiparli, per capire su quali settori, e in quali Paesi, concentrare le attenzioni e le risorse, purtroppo limitate.

(sintesi di uno studio più ampio che si può leggere qui)



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