Gli organizzatori della grande manifestazione contro la costruzione della stazione satellitare Muos di Niscemi avevano scelto come data l’anniversario della bomba atomica su Hiroshima. Benché quello in provincia di Caltanissetta sia un sito militare di interesse strategico, il cantiere è aperto per costruire antenne per facilitare comunicazioni che possono salvare vite umane e non ordigni bellici che producono solo morte. Questo non è il primo e neppure il più grande degli equivoci.
Gruppi politico-elettorali hanno diffuso fra la popolazioni informazioni allarmanti circa le potenziali conseguenze delle onde elettromagnetiche emesse dal Muos ai danni della salute dei cittadini. Nonostante le rassicurazioni, è dovuto intervenire l’Istituto superiore di sanità per decretare definitivamente la non nocività dell’infrastruttura che nel frattempo è rimasta ferma per oltre quattro mesi con un danno economico calcolato in circa 600mila dollari.
Se la battaglia fosse autenticamente volta a tutelare il diritto alla salute, nessun problema. Il fatto che indigna è invece la matrice faziosamente elettorale delle polemiche. Il Muos è divenuto una bandiera delle forze antagoniste (come i No Tav) che hanno una loro rappresentanza “civile” nel Movimento 5 Stelle e, a rimorchio, in Sel e pezzi del Pd. Il partito guidato pro tempore da Epifani è così diviso al suo interno e così terrorizzato dall’avere “nemici alla propria sinistra” che non è riuscito ad erigere una barriera. Anche il furbissimo presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ha provato a giocare con il fuoco dei movimenti pensando di riuscire a strumentalizzarli. È rimasto bruciato.
Vedendo uno spazio libero, il sindaco di Palermo ha ritenuto di schierare non solo la sua augusta persona ma tutto il Comune con tanto di gonfalone in una manifestazione che sin troppo previdibilmente sarebbe stata un focolaio di tensioni diverse e tutte artificiose. Già la sera precedente, otto persone avevano violato la legge per penetrare l’area militare e salire sulle antenne. Un atto dimostrativo ma illegale cui Leoluca Orlando – sindaco aderente alla manifestazione indetta contro le istituzioni pubbliche, regione e ministero Difesa – non ha sentito il bisogno di dissociarsi.
Il corteo poi, oltre ad essere di gran lunga meno partecipato di quanto annunciavano alla vigilia gli organizzatori, è divenuto un happening di centri sociali e gruppi anarco-insurrezionalisti, gli stessi che in Piemonte i magistrati hanno accusato di terrorismo. Non sono mancati gli scontri e i tafferugli. A restare ferito è stato un finanziere che provava a tutelare l’ordine pubblico e garantire il diritto di manifestazione a quei partecipanti pacifisti che sono rimasti vittime della strumentalizzazione (prevedibilissima) dei violenti.
C’è stato anche chi ha lanciato un bengala contro l’elicottero della polizia che sorvolava la zona e chi si è sfogato tagliando le gomme al furgone della Rai. In tarda serata è tornata la calma (apparente). Non ci sono stati fermati e neppure denunciati. Gli investigatori hanno trovato nel bosco della Sughereta uno zaino con dentro cesoie e corde. L’altro giorno invece erano state trovate e sequestrate, nei pressi della base Usa, ben otto tavole chiodate (chiodi di 15 cm). Materiale molto meno pacifico di antenne che servono solo a garantire comunicazioni satellitari da parte di persone che si trovano in angoli remoti del pianeta per portare pace e democrazia.
Ovviamente il primo cittadino di Palermo non ha ancora rilasciato dichiarazioni. Il desiderio di cavalcare l’onda delle proteste a volte acceca. Quanto sta accadendo a Niscemi è però riconoscibile senza alibi. In gioco ormai c’è il principio della legalità e della sicurezza, non diversamente da come accade in val di Susa. Il tema non è più se essere a favore o contro il Muos. Il bivio è fra Stato e anti-Stato.