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Pensierini di Ferragosto non solo su Berlusconi

Una vecchia saggezza che va ricercata negli insegnamenti dei nostri vecchi.
Per loro valeva una regola molto dura:
“OGNI POPOLO HA I GOVERNANTI CHE SI MERITA”.
Io sono abbastanza vecchio da aver avuto la fortuna di conoscere, nelle riunioni della Confindustria, Ugo La Malfa e Malagodi, un grande industriale come Angelo Costa.
Nel 1948 con i COMITATI CIVICI del Prof. Gedda, organizzati nelle parrocchie, ho insieme ad altri giovani, portato a votare tanti anziani che non avevano nessuno che li aiutasse.
Ed è nato il PERIODO D’ORO DELLA REPUBBLICA ITALIANA.

NOI AVEVAMO MERITATO I GOVERNANTI E GLI INDUSTRIALI CHE HANNO FATTO DIVENTARE GRANDE L’ITALIA.

Poi dalla scomparsa di quegli uomini hanno cominciato a governarci uomini che anteponevano gli interessi dei partiti a quello degli italiani.
Dalla gestione “sparagnina” dell’economia (e delle tassazioni dei cittadini) si è passati ad un’economia che vedeva sempre più presente uno STATO IMPRENDITORE, scialacquatore dei soldi pubblici a beneficio di quelli che erano diventati i nuovi padroni, sostituendo i più modesti politici che erano stati “i servitori degli italiani”.
Ma noi, per paura del “pericolo comunista”, abbiamo seguitato a votare per loro.
E a chiudere gli occhi sulle tasse che aumentavano per permettere alla nascente CASTA POLITICA di arricchirsi alle nostre spalle.
E abbiamo seguitato a votare i partiti anticomunisti per paura del pericolo maggiore, pur in presenza di scandali come quelli di TORTORA, di BAFFI E SARCINELLI, nei quali dei Magistrati (che nessuno ha mai punito nonostante un referendum votato a stragrande maggioranza degli italiani avesse voluto sancire la responsabilità dei magistrati) avevano creato un clima di voluto disastro.
Poi dalla Procura di Milano è venuto il COLPO DI GRAZIA ALLA POLITICA.
Era pronta la GIOIOSA MACCHINA DI GUERRA che avrebbe sostituito i vecchi partiti, ma esce un possessore di televisioni che manda all’aria tutto.
E diventa i NEMICO PUBBLICO NUMERO UNO DELLA PROCURA DI MILANO, IL NOVELLO “AL CAPONE”.

Il seguito è storia di oggi.



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