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Per Renzi la politica è un gioco e vuole la prigione, ma a Monopoly…

La situazione in Italia, si sa, è grave ma non è seria. Dinanzi al Mediterraneo in fiamme e ad un dibattito interno che prelude ad una stagione buia per il Paese quale iniziativa propongono i parlamentari renziani?

Ma semplice: rivolgere un accorato appello all’ambasciatore degli Stati Uniti d’America per bloccare la vendita di un gioco da tavolo. Ovviamente il raffinato argomenti di politica estera ha trovato ospitalità su quello che si autoconsidera il giornale più autorevole, il Corriere della Sera.

Incurante degli ampi appoggi di finanzieri come Davide Serra la domanda capitale è “Ma perché avete tolto la prigione dal Monopoly?”. Gulp. Sette deputati del Pd (Michele Anzaldi, Marina Berlinghieri, Matteo Biffoni, Luigi Bobba, Lorenza Bonaccorsi, Federico Gelli ed Ernesto Magorno) accomunati dalla passione per il sindaco di Firenze hanno intinto la loro penna nel prezioso calamaio di via Solferino.

“Gentile ambasciatore…”, è l’incipit di una missiva che ha i toni sdegnati della denuncia: che fine hanno fatto le casette rosse di Parco della Vittoria? E la casella della prigione, quella in cui un detenuto allungava lo sguardo da dietro le sbarre? Altro che Nsagate o strage in Siria! “In questi giorni, e contraddicendo la chiave etica del presidente Obama – si legge nella autorevole lettera sull’autorevole quotidiano – l’azienda statunitense Hasbro starebbe per lanciare la nuova versione dello storico gioco da tavolo Monopoly. Stavolta però le tradizionali proprietà immobiliari sono sostituite da pacchetti azionari di grandi multinazionali. Si passa dall’acquisto di immobili alla speculazione in Borsa e inoltre, novità decisamente preoccupante, sarebbe stata abolita la casella della prigione”, scrivono i deputati democratici allarmati per le devastanti conseguenze sociali che deriverebbero.

“Così – scrivono i sette deputati del Pd – mentre la Casa Bianca pone l’accento contro le frodi dei titoli e gli abusi degli strumenti finanziari, il Monopoly, gioco che da generazioni alfabetizza i giovani sui meccanismi del libero mercato, torna ad esaltare la turbo economia che ha aperto la crisi finanziaria 2008, con il messaggio diseducativo che, in caso di violazione delle regole, non si viene puniti”. I deputati Pd chiedono quindi all’ambasciatore di “valutare eventuali provvedimenti delle autorità competenti o comunque una posizione critica sul nuovo Monopoly, gioco distribuito in tutto il mondo e quindi anche in Italia”.

Negli Usa, come dimostra di sapere bene Renzi, esiste un valore che si chiama libertà di impresa. Ma questo è un dettaglio. Il pianeta ha un’urgenza irrinunciabile, la riforma del Monopoly. Posto che qualcuno dovrebbe scrivere una lettera di scuse all’ambasciatore americano che non ancora arrivato a Villa Taverna già può saggiare la serietà dei parlamentari italiani (di quella corrente che lui stesso sponsorizzerebbe…), almeno ora una cosa la sappiamo. Adesso è chiaro a che gioco gioca Renzi.


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