Oggi, a Roma, il popolo del centrodestra si stringerà attorno a Berlusconi che, quasi certamente, a settembre, si dimetterà da senatore, per evitare un voto, umiliante, dell’assemblea, che dovrebbe dichiararlo decaduto, in seguito alla condanna definitiva della sezione feriale della Cassazione. Il cui Presidente, don Antonio Esposito, secondo “Il Giornale” diretto da Sallusti e di proprietà di Paolo Berlusconi, avrebbe parlato, in una cena, di presunte “gare erotiche” per conquistare l’allora premier, Berlusconi, di due avvenenti ex ministre del Pdl e avrebbe anticipato la condanna a Vanna Marchi, appioppata 2 giorni dopo.
Il nodo, che sta emergendo, e che oggi sarà evidenziato, in piazza e nei Palazzi romani, è la spaccatura del Paese, sulla giustizia e non solo sul destino del Cav.
Al verdetto, pesante, delle toghe d’ermellino non è riconosciuta validità da un settore molto consistente dell’elettorato.E questo aspetto, in una democrazia, è un vulnus, preoccupante, di cui non può tener conto il garante della Costituzione e dell’equilibrio dei poteri, attualmente sbilanciato dalla parte dell’ordine giudiziario.
Consapevole della necessita di interrompere la guerra ventennale tra politica e toghe, di ridurre l’eccessivo potere dei giudici e di sanare la profonda, spaccatura, tra i partiti e tra i cittadini, Napolitano potrebbe concedere la grazia a Berlusconi- che dovrebbe, comunque, essere chiesta dal condannato o da un suo familiare-oppure invitare a ricercare pur difficili strade, in Parlamento, che portino a un provvedimento di clemenza.
Atti politici duri contro la magistratura ? No, autonome e responsabili iniziative del Capo dello Stato e del potere legislativo.
Come il Presidente ricorderà, il “suo” Pci chiese e ottenne da Saragat la grazia per Francesco Moranino. Costui era stato condannato all’ergastolo per aver ucciso alcuni partigiani e le loro mogli, “colpevoli” di aver osato dissentire dagli ordini dei capi del Pci, durante la Resistenza. E, una volta graziato, Moranino, che si era rifugiato a Praga, ritornò in Italia e il partito di Togliatti, e di Napolitano, lo fece eleggere senatore per diverse legislature.
Ben più di quella di Moranino, che uccise a sangue freddo, la condanna di Berlusconi è stato un fatto politico, che non potrà non produrre conseguenze politiche.
E da Napolitano-che è il Capo dello Stato più autorevole e stimato dal 1948 ad oggi, l’unico ad aver ottenuto il mandato-bis-si attendono non retoriche omelie alla Scalfaro. Ma decisioni adeguate alla nuova e delicata situazione, scaturita dalla stangata della Cassazione.
Lo stesso Presidente non subì, in silenzio, l’offensiva di Ingroia e delle “toghe rosse” di Palermo sulla vicenda delle telefonate, registrate, tra Mancino e il consigliere giuridico del Colle, poi bruciate, su ricorso di re Giorgio, accolto dalla Consulta, che salvaguardò il Quirinale.
I prossimi giorni saranno decisivi anche sulla sorte del governo Letta, con il Pd diviso e incertissimo sul distacco, o meno, della spina all’esecutivo e su una competizione elettorale contro l’ eterno leader di Arcore, che affiderà il comando delle sue truppe alla figlia Marina, efficiente e grintosa manager della Mondadori.