L’attesa sta finendo. Domani a Jinan si celebrerà il processo che vede imputato per corruzione e abuso di potere l’ex stella della politica cinese, il deposto leader del Partito comunista nella megalopoli di Chongqing, Bo Xilai.
Non si tratta di un procedimento nell’ambito della campagna di repulisti del Pcc. Secondo molti osservatori per trovare un altro processo di tale portata nella storia recente cinese occorre tornare indietro di oltre trent’anni, alla fine dell’epoca maoista fino a quello che vide alla sbarra la cosiddetta Banda dei Quattro al potere nella Repubblica popolare durante la Rivoluzione culturale.
All’esterno della Corte intermedia della città dello Shandong è stato affisso il comunicato che annuncia l’inizio del processo. Come riferito dall’emittente di Hong Kong, Phoenix Television, tutto sarà trasmesso in diretta per i giornalisti ospiti di un hotel di Jinan. “Difficile da credersi, devono essere molto sicuri su come tutto si svolgerà”, ha commentato su Twitter il giornalista statunitense Paul Mooney. Dal dipartimento di propaganda è invece partita l’indicazione di seguire le linee dell’agenzia ufficiale Xinhua nella copertura dell’appuntamento.
Oggi un gruppo di sostenitori del 64enne Bo ha manifestato davanti al tribunale. Erano in pochi, ma per alcuni commentatori è il segno che il figlio di Bo Yibo, uno degli “otto immortali” compagni di Mao Zedong durante l’epopea rivoluzionaria, gode ancora di sostegno.
Sullo sfondo della questione che coinvolge Bo ci sono le dispute interne al partito: tanto di potere quanto sul modello che il Paese dovrà seguire. Come scrive Bloomberg, l’epurazione e il procedimento contro il carismatico alto funzionario servono a gettare discredito su una figura ancora popolare a Chongqing, il cui stile di governo ha raccolto sostegno e voglia di emulazione. Il “modello Chongqing” fatto di politiche statali e nostalgia maoista era visto fino alla caduta del suo ideatore come una delle strade che si sarebbero potute seguire a livello nazionale.
L’eco di alcuni programmi, come a esempio il rilassamento dei certificati di residenza che legano i cinesi al luogo d’origine, si intravede nella politica di urbanizzazione proposta dal premier Li Keqiang, che punta sullo sviluppo delle città medio piccole. Lo stesso vale per la promessa di sussidi per la casa che riflette i programmi in materia già seguiti dal 2007 nella città guidata da Bo, la cui popolarità è legata, oltre che a essersi imposto come catalizzatore della sinistra, alla campagna “picchia il nero” per sradicare la criminalità organizzata. Una campagna che a detta di molti osservatori è servita all’ex stella politica cinese per levare di mezzo i propri avversari.
Lo scandalo esplose a febbraio dello scorso anno, quando Wang Lijun, braccio esecutivo della lotta contro le triadi a Chongqing, cercò rifugio nel consolato statunitense di Chengdu. Nel marzo successivo si sarebbe riunita per l’annuale plenaria l’Assemblea nazionale, il parlamento cinese. In occasione del discorso conclusivo, l’allora premier Wen Jiabao metteva in guardia contro il ritorno alle tragedie del passato. Nelle settimane successive Bo fu deposto per essere espulso dal Partito nell’autunno, prima che il Partito celebrasse il cambio di leadership che ha portato al potere, rispettivamente alla presidenza della Cina e a capo del governo, Xi Jinping e Li Keqiang.
Sull’esito del processo tutto è considerato già deciso. Gli osservatori dibattono sull’entità della pena: sentenza capitale, ergastolo, condanna a quindici anni o superiore. Secondo alcune indiscrezioni tra i testimoni potrebbe esserci la moglie di Bo, Gu Kailai, condannata lo scorso anno a morte con sospensione della sentenza per l’omicidio dell’uomo d’affari britannico Neil Heywood. Proprio il tentativo di coprire la moglie è alla base delle accuse di abuso di potere. La donna sarebbe disposta a comparire in aula per proteggere il figlio Bo Guagua, 25 anni, iscritto alla Columbia University, che, con un intervento sul New York Times, ha denunciato di non aver più visto i genitori dal giorno dell’arresto.
Ad aggiungere materiale a una vicenda dai contorni del noir c’è stata nelle scorse settimane la scoperta di una villa a Cannes gestita proprio da Heywood, che quindi confermerebbe i presunti legami economici tra la famiglia di Bo Xilai e il britannico, portata come prova delle ricchezze accumulate dal politico durante la propria carriera.
Nei giorni scorsi ci sono state infine le dimissioni del medico legale Wang Xuemei, consulente della procura suprema, che l’anno scorso contestò le prove a carico di Gu Kailai. La decisione di lasciare e il lamento di non poter riformare il sistema della medicina legale nel Paese sembrano legati a un altro caso, la morte di un uomo nella metro di Pechino tre anni fa. Ma la tempistica a ridosso del processo Bo lascia dubbi.