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Processo Mediaset, la magistratura vince sulla politica

La lunga guerra politica-magistratura è finita con la vittoria di quest’ultima. Eliminata l’immunità parlamentare che i padri costituenti avevano scientemente adottato quale unico sicuro rimedio alla possibile supremazia dell’ordine giudiziario e di cui avevano follemente abusato alcuni esponenti della prima repubblica, ridotto il Csm ad organo corporativo di rappresentanza politico sindacale dei magistrati, senza la separazione delle carriere e ridotta l’obbligatorietà dell’azione penale a concreta e autentica arbitrarietà nelle mani dei Pm, si è rotto l’equilibrio della tripartizione dei poteri indicata da Montesquieu.

Nonostante un referendum, che a larghissima maggioranza aveva stabilito il principio della responsabilità dei giudici, l’allora ministro Vassalli propose l’assurda legge attuale per cui, in caso di responsabilità del giudice, chi paga è lo Stato, ossia sempre Pantalone. Di qui la realtà di un ordine autoreferenziale, sostanzialmente irresponsabile e dotato del potere massimo dell’antico sovrano assoluto: quello delle manette, ossia della possibilità di privare il cittadino della libertà personale.

L’utilizzo non sempre finalizzato a scopo di autentica giustizia di un sistema di controllo delle comunicazioni private, largamente abusato e dai costi enormi per la comunità, crea le condizioni per le quali è facile cadere nello stato di polizia.

Una riforma dell’ordine giudiziario si impone e bene ha fatto Pannella a riproporre l’ennesimo referendum stavolta da sostenere.
Per il resto prendiamo atto di una situazione politica nuova e carica di incognite. Speriamo prevalga il buon senso. Con una disoccupazione giovanile al 40%, la disgregazione delle principali forze politiche, con un PD che ha perso il soggetto-oggetto del suo odio che lo teneva unito, e un Pdl oramai ridotto a Forza Italia, e con un Grillo sempre pimpante…….se cade il governo l’autunno sarà veramente caldissimo.

È essenziale recuperare innanzi tutto l’unità dei democratici cristiani e il tempo che abbiamo davanti è terribilmente breve.
Ancora una volta vale l’insegnamento gramsciano: pessimismo della ragione e ottimismo della volontà, mentre cristianamente speriamo nell’aiuto del Signore che ci accompagni nel nostro sforzo da compiersi con assoluta onestà di intenti senza ambizioni personali e grande volontà di concorrere al cambiamento a vantaggio esclusivo del bene comune.



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