L’articolo di Michele Arnese, pubblicato oggi, descrive perfettamente la situazione politica attuale. Tra le mille dichiarazioni, i numerosi retroscena, le variegate interviste, il continuo aggiornamento del manuale del perfetto ornitologo politico, tutto è riconducibile al solito snodo: la figura di Silvio Berlusconi. E’, infatti, nelle mani del Cavaliere il destino del governo Letta. Se utilizzassimo le categorie della razionalità il sentiero più vantaggioso, personalmente e politicamente, per il Cav. sarebbe quello di “separare” pubblicamente il suo destino da quello del governo, togliendo qualsiasi alibi al PD (partito attraversato da un sinistro desiderio di abbattere l’esecutivo Letta). Dando invece ascolto ai suoi “più fedeli” consiglieri, i rinfocolatori, Berlusconi parrebbe intenzionato a far saltare in aria il governo, andando alla ricerca di un improbabile sfida elettorale. Il Capo dello Stato ha chiaramente spiegato la sua netta contrarietà a tale possibilità, con l’arma nucleare delle sue dimissioni. Il caos istituzionale è servito, quello politico va avanti dal 25 febbraio. Io, probabilmente da sognatore, auspico un grande gesto politico dal Cav., la decisione di trasformare il suo “personale supplizio” nell’opportunità di richiamare tutte le forze di centrodestra in un’unica coalizione, in grado di produrre quei cambiamenti strutturali e istituzionali che abbiamo solo sentito negli ultimi venti anni. Credo che Michele Arnese intenda questo quando parla della scelta da statista di Berlusconi. La realtà, purtroppo, è più complessa. Cosicché la possibilità deleteria, se non esiziale, per l’Italia di essere nuovamente in balìa di turbolenze economiche, istituzionali e sociali diviene sempre più grande all’orizzonte. Forse è necessario un completo reset della “macchina Italia” per ripartire davvero da zero. Siamo però davvero disposti a pagare il prezzo richiesto per un tale passo?
Reset Italia?
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