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Se la legge (non) è uguale per tutti…

In data 13 agosto 2013, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rilasciato un comunicato “speciale” diretto a un soggetto “speciale”, ossia Silvio Berlusconi.

Su questa vicenda è difficile non intervenire senza sembrare “di parte”. Ho letto l’intervento di Lucia Annunziata sull’Huffington Post, dal titolo  “Napolitano omaggia Silvio” e devo dire che condivido ogni frase.

In effetti, la risposta tempestiva di Giorgio Napolitano al condannato Silvio Berlusconi, denota la grande e grave anomalia della situazione politica (sociale ed etica) del nostro Paese.

Si badi bene che questo giudizio non deve essere confuso con l’antiberlusconismo, così come descritto dall’amico Diego Fusaro. Non è una questione di “conflitto moralistico-legalistico verso un unico individuo”, bensì un riaffermare che, se “la legge è uguale per tutti”, lo è anche per quell’unico individuo che invece vorrebbe, dalla legge, sfuggire.

Guardando ai fatti, da circa vent’anni ci troviamo in una condizione tale per cui ogni vicenda di questo Paese ruota attorno ai successi o agli insuccessi di una sola persona, Silvio Berlusconi. Questo prescinde dalla volontà di essere o non essere anti-berlusconiani, è un fatto che questo signore, direttamente (con le sue apparizioni televisive) e indirettamente (attraverso il folto esercito di vassalli e di adepti) si trova a essere come il “giovedì”, o come il “prezzemolo”, sempre in  mezzo a tutte le questioni.    

Che la sinistra italiana abbia perso di vista il proprio orizzonte è indubbio, ma il problema è “al di là” di Silvio Berlusconi come “persona”, riguarda, infatti, la degenerazione politica di questo Paese, persino la degenerazione dell’idea di giustizia e di carità. Ogni elemento sociale e politico, da destra a sinistra, si è identificato, negli ultimi vent’anni, nella figura del Leader. Questa deriva leaderista e personalistica della Politica, che si è manifestata anche con Umberto Bossi e più recentemente con Beppe Grillo, è quello che io identifico come Berlusconismo.

Ossia l’aver trasformato la Politica in una sorta di religione negativa incentrata sulla leaderatria, ossia sulla genuflessione rispetto al proprio leader, tanto da rendere le istituzioni asservite ai voleri e ai bisogni di questo Leader (sia esso Berlusconi o un altro è indifferente). Il Parlamento, sede simbolica del potere del Popolo, è divenuto sempre più il luogo dell’affermazione e della riaffermazione del potere di uno solo. L’esercito di vassalli nominati (dato che la legge elettorale vigente non prevede la scelta effettiva dei propri rappresentanti da parte del “popolo”) sono fedeli soldatini, pronti a votare compattamente per sostenere che una sconosciuta di origini marocchine, era la nipote di Mubarak”. Era questo lo scopo del Parlamento? Significa essere antiberlusconiani se si fa notare che il Parlamento è stato sfregiato da questo e tanti altri casi di malapolitica? Sì, perché è un prendere posizione contro un modo di intendere la Politica che si considera improprio e dannoso.

Berlusconi, ovviamente, non è causa, ma è effetto di una “cultura negativa” che si è originata nel passato, sull’idea che ci si possa arricchire a discapito degli altri, anche (e sorpattutto) non rispettando le regole e ponendosi al di sopra di tutto e di tutti, anche della legge, in virtù, in questo caso, di un consenso elettorale che viene confuso con l’investitura divina delle vecchie monarchie assolute.

Berlusconi è effetto ed espressione di questa “cultura negativa“, quindi se denunciare i “non valori” che questa idea di politica e di società hanno diffuso comporta essere definito “antiberlusconiano”, allora sì, lo sono e ne sono orgoglioso. Non è la lotta contro la figura di Silvio Berlusconi, ma contro un sistema di distorsioni sociali, etiche, culturali, valoriali che questa esperienza ha prodotto. Il personalismo politico e il leaderismo sono alcune delle deformazioni più evidenti degli ultimi decenni, assieme ad un diffondersi dell’idea secondo cui, alcuni individui in virtù di un loro ruolo sociale, possono considerarsi al di sopra delle regole e delle leggi comunemente accettate. Usando una frase della prof.ssa Roberta De Monticelli, intervistata proprio sul tema della situazione politica italiana poco tempo fa, i politici dovrebbero ricordarsi che siedono sotto la Costituzione e non sopra di essa.

E tornando al fatto iniziale, la dichiarazione del Presidente Napolitano, risulta evidente quanto fino ad ora affermato.

In Italia ci sono migliaia di condannati e carcerati in attesa di giudizio, per reati più o meno gravi, alcuni sono vittime di procedimenti lunghi e inconcludenti, che li obbligano a restare in carcere mesi e magari anni, da innocenti, per poi trovarsi assolti (e non condannati in tre gradi di giudizio come nel caso dell’illustre signore), che se scrivono al Presidente della Repubblica devono sperare di riceverla una risposta.

Il condannato in via definitiva Silvio Berlusconi, cittadino al pari di ogni altro cittadino, che occasionalmente è stato investito del privilegio di essere servitore dello Stato e dei cittadini, non solo minaccia un Governo, tiene in scacco il Parlamento con i suoi problemi, manipola l’informazione attraverso giornali e televisioni di sua proprietà, concorre alla paralisi istituzionale e sociale del Paese, ma addirittura esorta il Capo dello Stato ad intervenire nei confronti della sentenza emanata dalla Corte di Cassazione. Esorta la più alta figura istituzionale, posta lì per garantire il rispetto della Costituzione, a contrapporsi alla magistratura utilizzando l’istituto della “grazia”, senza nemmeno farne formale richiesta scritta, come prevede la legge. Addirittura vorrebbe che il Presidente di sua iniziativa proponesse la grazia a questo signore perché rappresenta un “caso speciale”.

La dichiarazione di Napolitano è equidistante da ogni posizione, è possibilista e lascia intendere in breve le seguenti cose:

1)       Che le sentenze definitive si rispettano, e come dice Annunziata non poteva dire altrimenti, come Capo della Magistratura;

2)      Che la richiesta di Grazia può essere concessa una volta che ne viene fatta richiesta e dopo aver valutato attentamente il caso;

3)      Che Silvio Berlusconi non è considerato cittadino al pari degli altri, poiché il Presidente della Repubblica “comprende” il disagio della parte politica nei confronti della sentenza, e ancora una volta come ha affermato Lucia Annunziata, la cosa è anomala, poiché la condanna in via definitiva conferma una “colpa” e dunque di che “comprensione” si vuole parlare?

L’anomalia politica e civile di questo Paese è precedente a Silvio Berlusconi, qualcuno insomma lo ha votato e rivotato, quindi quel qualcuno (milioni di italiani) sono complici e partecipi di questo processo di impoverimento civico, ma con Berlusconi si è rafforzata e riprodotta in modo continuo e sempre più degenerante.

Antiberlusconismo non è un progetto politico per la sinistra, è un opporsi ad un sistema che considero deleterio per tutti noi, che ha già prodotto effetti devastanti e che continuerà a produrne per molto tempo, anche dopo la scomparsa politica della figura cardine di questo sistema e di tutti i suoi “adepti”. Gli errori della sinistra italiana sono gravi e noti, come la sua inefficienza e inadeguatezza nel rappresentare le istanze di cambiamento della società, ma trovo anche anacronistico dover ritornare a progetti politici basati sulla rivoluzione anticapitalista e contro le dittature virtuali di super-entità politico-istituzionali.

Quello che dovrebbe emergere da queste importanti discussioni, da questi confronti e talvolta scontri, è che la società italiana è mutata ed è ancora in mutamento, come accade sempre nelle comunità umane, il punto è in che direzione è andato questo cambiamento? Siamo soddisfatti del percorso intrapreso? Quale direzione vogliamo dare ora a questo cambiamento? Siamo pronti per riprendere in mano le sorti di questo Paese o abbiamo bisogno di andare ancora un po’ più affondo?

Tutto questo prescinde dalla simpatia o antipatia per questo o quel politico, è in gioco l’idea che si ha della Politica con la “p” maiuscola, e l’idea di società desiderata e in senso più ampio è in gioco il Futuro.  

 



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