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Siena, tramonta l’era Mancini: lascia Mps malconcia

Si chiude un’epoca a Siena, quella del rapporto stretto tra Fondazione e Banca Monte dei Paschi di Siena. Ad ammetterlo, è lo stesso presidente uscente, Gabriello Mancini accusato, insieme ai vertici della Fondazione, di non aver esercitato il necessario controllo sulle operazioni finanziarie della banca pur avendo un’enorme influenza nella gestione.

Tra gli errori più gravi, Mancini indica l’aumento di capitale del 2011. “Se la Fondazione non avesse aderito probabilmente l’aumento di capitale sarebbe fallito. Se avessimo avuto dati veri probabilmente avremmo preso decisioni diverse”. La Fondazione Mps appare ormai svuotata di potere e di risorse. Negli ultimi quattro anni di gestione ha investito 4,5 miliardi di euro e ha beneficiato di soli 165 milioni di dividendi. Ad aggravare la situazione, secondo Mancini, il comportamento tenuto dagli ex vertici della banca “Indubbiamente la Fondazione ha subito più di tutti un inganno, e ha fatto scelte su dati che poi si sono dimostrati non veri”.

Tasto delicato, emerso dall’inchiesta della Procura di Siena, è poi quello del rapporto tra politica e nomine in Mps. Per Mancini non c’è nulla di sbagliato a patto che gli organi della banca possano muoversi in completa autonomia. Da oggi comunque nulla sarà più come prima, anche perché il Monte dei Paschi ha abolito il limite del 4% per i soci diversi dalla Fondazione.

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