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Signori, non festeggiamo troppo per l’export italiano

Questa estate che si avvia oramai alla conclusione ha visto ingenti deflussi di capitali dai paesi emergenti verso le piazze finanziarie dei paesi sviluppati e fortissime svalutazioni dei cambi con il dollaro e l’euro delle valute dei paesi interessati da tale fuga. Al momento gli effetti sull’economia italiana sono ancora poco visibili a giudicare dai dati delle esportazioni verso quelle aree e paradossalmente in una certa misura (e per brevi periodi) i riflessi sono stati addirittura positivi vista la riduzione degli spread dovuta al fatto che masse di “denaro caldo” stanno riversandosi dall’Asia e dalla America Latina verso gli USA e l’Europa, in modo indistinto fra Nord e Sud del continente europeo. La situazione favorevole riguardante l’interscambio con l’estero potrebbe durare ancora per qualche tempo poiché gli importatori dei paesi interessati da prospettive prolungate e crescenti di svalutazione hanno interesse ad anticipare gli acquisti pagabili in valuta per non dover acquistare gli stessi volumi di merci col trascorrere del tempo a un controvalore più alto. Tuttavia gli effetti negativi non tarderanno a farsi sentire perché oltre un certo limite questa inerzia positiva si affievolisce sino a venir meno e ad arrestarsi. La Banca d’Italia ha pubblicato il 22 Agosto scorso i dati riguardanti la bilancia dei pagamenti italiani dei dodici mesi trascorsi sino al 30 Giugno 2013 con questo commento: “In giugno il saldo di conto corrente cumulato sui dodici mesi è ulteriormente migliorato, segnando un avanzo di 4,7 miliardi. Come nei mesi precedenti, vi ha contribuito soprattutto l’aumento del surplus mercantile, che ha raggiunto i 30,2 miliardi (sempre in termini cumulati); sono migliorati anche il saldo dei servizi (tornato in avanzo dal mese precedente) e quello dei trasferimenti, mentre si è lievemente ampliato il deficit nei redditi”.

Il documento della Banca d’Italia faceva seguito alla pubblicazione a fine Giugno da parte dell’ISTAT dei dati disaggregati per area dell’interscambio commerciale italiano nella prima parte del 2013: “Nei primi cinque mesi del 2013 il saldo commerciale con i paesi extra Ue è pari a +5,5 miliardi a fronte di un disavanzo di 6,7 miliardi nello stesso periodo del 2012. I mercati più dinamici all’export sono: Giappone (+19,9%), Russia (+14,2%), MERCOSUR (+11,9%), ASEAN (+11,5%) e Cina (+10,9%). Svizzera (-15,7%) e Stati Uniti (-5,6%) sono invece in marcata flessione”.
Come è possibile osservare la quota più consistente della crescita del nostro export ha riguardato nei 12 mesi in esame aree mondiali che stanno entrando in crisi mentre scema l’export verso USA e Svizzera. Saggezza vorrebbe che da una lungimirante analisi della situazione scaturissero provvedimenti urgenti per attenuare l’impatto di un nuovo fronte di crisi proveniente dai paesi emergenti. In senso più generale e proiettato nel medio-lungo periodo ci riferiamo alla opportunità che ogni crisi offre di ridefinire le politiche industriali quando esse mostrano delle crepe, senza ricorrere a palliativi che equivalgano a spremere limoni oramai secchi quando c’è ancora un intero albero carico di frutti da cogliere.

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