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Siria, l’attacco ci sarà. Per gli Usa ci sono 1429 buone ragioni

Il governo degli Stati Uniti d’America ha deciso. L’intervento in Siria ci sarà e probabilmente avrà inizio nelle prossime ore, nella giornata di sabato. John Kerry ha convocato la stampa presso la Treaty Room del dipartimento di Stato di Washington. Le sue sono state parole forti, decise, misurate, gravi.

Sappiamo che 1.429 siriani sono stati uccisi, di cui 426 bambiniattraverso l’uso di armi chimiche da parte del regime del presidente siriano Bashar al-Assad.Non ripeteremo l’errore dell’Iraq: il lavoro dell’intelligence – ha spiegato Kerry – è stato molto accurato, sappiamo che reparti del regime hanno ricevuto l’ordine di attacco, sappiamo dove i razzi sono stati sganciati e – ha aggiunto – ci sono delle informazioni che possiamo divulgare e altre no“.
Quanto al ruolo degli ispettori delle Nazioni Unite, il segretario di Stato ha detto: “Io e il presidente Obama crediamo nelle Nazioni Unite, ma l’Onu può dire se sono state usate ma non chi le ha usate“.

Il capo della diplomazia Usa ha voluto forse rivolgersi sia all’opinione pubblica americana sia a quella mondiale ed europea in particolare. “Dopo dieci anni di guerra l’America è stanca della guerra. Anch’io. Ma abbiamo le nostre responsabilità nei confronti del mondo“. Kerry lo sa bene. “La nostra scelta avrà conseguenze e riguarda la credibilità degli Stati Uniti“. Ma “la nostra sicurezza è in gioco” e “lasciare un dittatore usare armi chimiche senza che sia punito” crea un precedente. Anche per l’Iran ed il suo progetto di costruzione dell’atomica.

L’intervento ci sarà, quindi. Gli Stati Uniti agiranno secondo i propri tempi, in corrispondenza degli interessi americani. “Non ci saranno truppe sul terreno, sarà un intervento limitato nel tempo“, ha precisato Kerry. Il senso delle sue parole è chiaro. Ogni decisione che il presidente Obama assumerà sulla Siria, non somiglierà a quelle sull’Iraq e Afghanistan e neanche a quelle sulla Libia.

Gli Usa si fanno carico dei 1429 morti e lo fanno mettendoci la loro faccia, la loro credibilità come ha ammesso il segretario di Stato. L’Europa si gira dall’altra parte, ancora una volta. Alcuni Paesi sostengono l’alleato (vedi la Francia), altri no (l’Italia in modo persino sfacciato) ed altri tengono un atteggiamento equilibrato (come la Germania che non partecipa ma comprende le ragioni americane). Vedremo se le informazioni degli Usa sono corrette e se l’azione militare sarà effettivamente efficace e rapida. Stare alla finestra, come da Roma, certamente aiuta. Nel breve periodo.



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