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Alitalia in avaria e ministri in ordine sparso

Per Alitalia è arrivato il giorno della verità. Si riunisce oggi il consiglio di amministrazione chiamato a scoprire le carte sui conti del primo semestre e, soprattutto, a esaminare l’operazione finanziaria, la cui portata si attesta tra i 400 e i 500 milioni, necessaria per garantire la sopravvivenza della compagnia. E mentre vengono sollevati i dubbi sul reale interesse francese per l’operazione, i tre ministeri italiani chiave, Sviluppo ed Infrastrutture ed Economia, proseguono in ordine sparso. Chi blocca il progetto Air France, chi si dice interessato solo al piano industriale, chi si mostra rassegnato.

Il cda di Alitalia

Si tratta di un passaggio cruciale perché, come ufficialmente dichiarato lunedì sera al termine del board di Air France Klm, da questo dipenderà la discesa in campo del colosso franco-olandese per assumere il controllo di Alitalia. E, intanto, mentre nel quartier generale di Fiumicino si definiranno le prossime mosse da compiere, a fare rotta su Parigi è il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, che incontrerà nel pomeriggio il collega francese Frederic Cuivillier per affrontare il dossier.

Il fronte finanziario

Sul fronte dei risultati del primo semestre, i numeri non dovrebbero riservare sorprese. Sul tavolo del board dovrebbe, infatti, arrivare un conto economico la cui bottom line mostrerà un profondo rosso superiore ai 200 milioni di euro. Secondo indiscrezioni, le perdite potrebbero salire fino a 250 milioni. La partita più complessa è quella che si gioca sul fronte finanziario. Al cda arriveranno le valutazioni di Banca Leonardo, l’advisor finanziario incaricato dalla compagnia per reperire mezzi freschi per finanziare il piano industriale.

La bocciatura di Zanonato

Ma intanto è il governo a mettere uno stop al piano di Air France-Klm. O meglio, una delle voci forti dell’esecutivo Letta. “Non è detto che solo i francesi possano immettere capitale. Stiamo lavorando a una soluzione ponte con il coinvolgimento di alcune banche. Oggi l’azienda deve essere difesa finanziariamente, in modo che possa attuare tutto il piano di ristrutturazione del management e tornare con la capacità di fare alleanze da una posizione di forza”. Il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, intervistato dal Sole 24 Ore, interviene così sulla vicenda Alitalia. “In questa fase bisogna evitare che Alitalia sia preda di acquirenti che possano avere interessi strategici diversi da quelli del nostro Paese”, dice Zanonato. “Mi preoccupa l’ipotesi che una compagnia sposti tutto l’asse del trasporto aereo centrale in Francia, con l’Italia marginalizzata”.

Il focus sul piano aziendale di Lupi

Meno dura la posizione del ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi. “Quello che direi a qualsiasi possibile partner straniero” ha poi spiegato, “è una cosa molto semplice: al governo interessa il piano industriale e quindi conta sapere che garanzie ci sono per le scelte sugli scali e gli hub e le garanzie per l’occupazione”.

Il mea culpa di Saccomanni

“Si parla tanto che l’Italia è un Paese che ha perso competitività”. Queste sono indicazioni di perdita di competitività dovuta all’insufficiente investimento nell’innovazione tecnologica e nel capitale umano”, ha detto invece rassegnato il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, riferendosi a Alitalia e al caso Telecom-Telefonica.

Il parere del numero uno di British Airways

“Trovare 300 milioni di euro entro la fine dell’anno non sarà sufficiente: Alitalia deve dimostrare che l’iniezione di liquidità avrà un ritorno economico. La compagnia ha bisogno di una ristrutturazione fondamentale, in modo simile a quanto sta facendo Iberia”. Ad affermarlo, in un’intervista al Corriere della Sera, è Willie Walsh, il numero uno di International Airlines Group (Iag), la holding che controlla British Airways (Ba), Iberia e Vueling. L’intervento di Air France – Klm, sottolinea Walsh, “conviene ad Alitalia, ma non è nell’interesse” del gruppo franco-olandese: “La società è impegnata con la propria ristrutturazione. Alexandre de Juniac sta prendendo le misure giuste, ma è una grande sfida, che diventa più difficile vincere mentre si assiste un partner a ristrutturare a sua volta. Se fossi nei suoi panni mi concentrerei su Air France, che è la priorità”. Walsh conferma l’interesse avuto da British Airways per Alitalia nel 2008-09. “Lo eravamo nel 2008-2009: abbiamo avuto molti incontri a Roma, ma il nostro appetito non era grande quanto quello di Air France. Il mercato italiano è fantastico. Alitalia ormai è un capitolo chiuso. Non credo che i cittadini di un Paese abbiano necessariamente bisogno di un vettore nazionale”. Discorso diverso per Londra, evidentemente.



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