Pochi cambiamenti rispetto ai tempi dell’esecutivo ombra, qualche sorpresa e critiche per l’esigua rappresentanza femminile hanno accompagnato la presentazione della squadra di governo di Tony Abbott, fresco vincitore delle elezioni australiane del 7 settembre.
Una compagine coesa e unita durante gli anni all’opposizione, che vuole portare al governo l’esperienza maturata, ha spiegato il leader conservatore che giurerà mercoledì, ma nel cui esecutivo siede una sola donna su 20 ministri, Julie Bishop, numero due del Partito liberale, nominata alla guida degli Affari Esteri. Mentre sono quattro le donne chiamate a ricoprire ruoli di vice e altri incarichi minori.
Un giorno triste per le donne, scrive l’Australian Financial Review, che cita il leader ad interim dei laburisti, Chris Bowen. Per far un confronto, nell’esecutivo uscente, a guida laburista, le donne a capo di un ministero erano sei.
Le sorprese arrivano dai dicasteri economici. Mathisa Cormann, 42enne senatore liberale, già viceministro ombra per il Tesoro, è stato nominato a capo del ministero delle Finanze, incarico che si prevedeva sarebbe andato a Arthur Sinodinos, già capo dello staff sotto i governi di John Howard, mentore politico di Abbot.
Si discosta dalle previsioni anche il ministero per il Commercio, tradizionalmente assegnato al partner di minoranza della coalizione, il Partito nazionale. Al contrario l’incarico è andato al liberale Andrew Robb, ministro ombra delle Finanze ai tempi dell’opposizione. Agli alleati è stato invece assegnato il dicastero per le Infrastrutture e lo Sviluppo, alla cui guida è andato il leader del partito, Warren Truss.
Abbott è il terzo primo ministro australiano a prendere l’incarico nel giro di tre mesi. Prima di lui Rudd aveva vinto la lotta interna ai laburisti, scalzando dalla carica di premier Julia Gillard. Il primo ministro eletto ha vinto le elezioni delineando un programma di tagli alla spesa, riforme fiscali, in particolare sui profitti del settore minerario e sulla proposta di restrizione sulle emissioni di CO2 volute dal precedente governo, e con l’obiettivo di ottenere in tre anni un surplus di bilancio.
Come ricorda la Reuters, il leader liberale si è impegnato a guardare all’Asia durante il proprio mandato. Tra gli impegni c’è quello di fare dell’Indonesia la tappa del suo primo viaggio, per discutere del nodo immigrazione, in particolare per la controversa proposta di pagare pescatori indonesiani come informatori per avere notizie delle partenze di migranti diretti verso l’Australia, la cui politica di delocalizzazione della gestione delle richieste d’asilo ha sollevato non poche perplessità e critiche.
E poi c’è il nodo Cina, principale partner commerciale di Canberra, destinazione di oltre un terzo delle esportazioni australiane in particolare risorse energetiche. Una situazione che rende l’Australia eccessivamente dipendente dalla salute dell’economia cinese.
Sui primi mesi del governo peserà il rapporto con il Senato, dove gli equilibri dipenderanno dai Verdi fino a metà del 2014 e dove in seguito saranno in mano a una serie di partiti minori di centrodestra.