No, Cavaliere, mi consenta: non lo faccia, cestini il videomessaggio barricadero che ha registrato e ascolti le parole del capo dello Stato.
Lo spirito di rivalsa verso una sentenza definitiva che l’ha condannata, e che ritiene ingiusta, è comprensibile. Ma non è più l’ora di cavilli, intepretazioni legislative, proroghe di discussioni parlamentari.
Intervenga in Giunta, e dica la sua, ma lasci stare avvocati, avvocaticchi e principi dei fori. Non ha senso prorogare un’agonia. Se si procrastina il voto in Giunta, arriverà poi l’interdizione dei pubblici uffici e quindi la decadenza comunque si porrà nei fatti.
La questione è ormai solo politica. Ed è nel suo interesse, nell’interesse delle sue aziende e nell’interesse dell’Italia riporre la maschera di rivoluzionario astioso e rancoroso che magari vorrebbe indossare.
È nel suo interesse anche politico continuare ad essere considerato un leader politico responsabile che, dopo aver contribuito a dar vita più di altri al governo delle larghe intese, non sfascia un esecutivo di servizio al Paese per prospettive incerte e nebulose.
È anche nelle interesse delle sue aziende non sbaraccare un governo di coalizione con leader credibile che fa quel che può ed è comunque apprezzato all’estero e ben visto dai mercati: diversi studi, inoltre, dimostrano quanto le aziende del Cav in Borsa beneficiano di governi stabili e maggioranze solide.
Ma è anche nell’interesse dell’Italia, non solo delle sue aziende, che con un conflitto imminente in Siria dalle ripercussioni imperscrutabili, con la guida italiana del semestre europeo il prossimo anno e con una legge elettorale da modificare e con una recessione non ancora debellata, non si accrescano incertezza e instabilità rottamando un esecutivo che può esaudire attese e richieste del Pdl.
Cavaliere, ci consenta: faccia lo statista, come vuole la maggioranza degli italiani, e non il piazzista, come forse vuole una parte dei vertici nazionali del Pdl.