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Babele Pdl

Grazie all’autorizzazione dell’autore, pubblichiamo il commento dell’editorialista e scrittore Federico Guiglia uscito sull’Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Brescia Oggi.

La crisi più assurda della legislatura, o forse dell’intera seconda Repubblica che pur era nata proprio per dare stabilità all’Italia, può avere solo due sbocchi: il voto anticipato, cioè l’obiettivo per il quale Silvio Berlusconi ha buttato all’aria l’esecutivo. Oppure un Letta-bis ancor più debole del Letta-uno appena sgambettato, ma pronto a ri-sorgere in Parlamento anch’esso con un obiettivo minimo: far approvare i più urgenti provvedimenti economici e, se mai ci riuscirà, anche una nuova legge elettorale.
Così da evitare lo sconcio dei parlamentari nominati dai capi-partito, anziché eletti dagli italiani, e un’altra situazione di ingovernabilità per mancanza di chiara maggioranza, come quella che stiamo sperimentando.

Ma in attesa degli eventi, e dando per scontato che Letta vorrà richiedere la fiducia a quelli che l’hanno di fatto sfiduciato per metterli davanti alle loro responsabilità: che succederà nel centro-destra scosso dalla decisione improvvisa del Cavaliere a rischio decadenza dal Senato?

I primi distinguo di ben tre ministri del Pdl, di alcuni dirigenti nel partito e dello stesso segretario Angelino Alfano, contrario -ha detto- “a una Forza Italia in mano agli estremisti”, lasciano intendere che la svolta drastica del leader sia stata più subìta che condivisa. Non siamo al “Signornò” né alla fronda. Ma è pura tattica la circostanza che Berlusconi non venga indicato da costoro come il responsabile della rottura (“voglio essere diversamente berlusconiano”, parole sempre di Alfano), bensì come un punto di riferimento in cui falchi e colombe potranno, anche dividendosi, continuare a riconoscersi. Dunque, da una parte sono cominciate le piccole, grandi manovre di chi vuol capire che succederà tra Quirinale e nuovi tentativi di governo.

Dall’altra è inevitabile che nel centro-destra comincino a porsi, specie la generazione più giovane, il problema del dopo. Il dopo elezioni che coincide col dopo Berlusconi. Torna, allora, il momento dei moderati e dimenticati. Quella maggioranza silenziosa nel partito che aveva scelto di appoggiare l’esecutivo-Letta come minor male politico per affrontare la crisi. E che oggi con la prospettiva che saranno gli italiani a pagare la “tassa della crisi” (aumento dell’Iva, seconda rata dell’Imu e via maledicendo), non intende chiudere gli occhi davanti all’azzardo del Capo.

Qual è il senso, del resto, che il Pdl abbia sostenuto Letta per cinque e difficili mesi, dicendogli addio dalla mattina alla sera col pretesto, maldestro, che non avrebbe evitato l’aumento dell’Iva?

Lo scenario sul governo è aperto. E il dibattito nel centro-destra è appena cominciato.

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