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Caro Bersani, la sinistra deve cambiare. Parla il renziano Rughetti

Pierluigi Bersani ha sbagliato ricetta. La sinistra “lievito del Pd” di cui ha parlato dal palco della festa Pd di Genova non è più quella che serve oggi al partito e al Paese.

Angelo Rughetti, deputato renziano del Pd, non vuole entrare in polemica con il suo ex segretario ma tiene a precisare a Formiche.net che la sua idea politica non fa i conti con la storia. E ribatte una a una alle accuse che vengono mosse a Matteo Renzi.

Onorevole, Bersani ieri ha sottolineato che il programma renziano è povero di contenuti…
Non voglio entrare in conflitto con Bersani ma prima di criticare gli altri forse dovrebbe fare quell’autocritica che mi pare finora non sia arrivata né da lui né dal suo gruppo. Più di tutto quello che uno dice, conta quello che uno fa. E Renzi ha dimostrato da amministratore locale di averne messi in campo di contenuti, dalla riduzione del carico fiscale agli sgravi alle famiglie disagiate.

Parlando di “temi caldi” a livello internazionale e non, che ne pensate voi renziani del caso siriano o venendo a casa nostra, dei referendum radicali che un riformista dovrebbe sposare con facilità?
Non ho parlato con Renzi di questi temi. Ma io personalmente non penso ci siano le condizioni per un intervento in Siria, rischierebbe di far esplodere più che di gettare l’acqua sul fuoco su una zona altamente instabile e conflittuale. Per quanto riguarda invece i referendum dei radicali, io sono orientato a sottoscriverli, anche se non l’ho ancora fatto. È un passo in avanti importante, su questi temi bisogna togliersi quel velo di rigidità che dura da vent’anni.

E su Berlusconi ribadite la linea dura?
Non si tratta di linea dura. Mi sono documentato e la legge Severino mi sembra una delle poche leggi chiare e ben perimetrate. Indica quali sono i requisiti per essere eletti e non si tratta di dire né se sono retroattivi, né se sono penali. Comprendo le motivazioni della discussione ma suggerisco di tentare con un’altra strada, questa resta chiusa. E non mi sembra corretto, come fa l’onorevole Malan, chiamare in causa organismi internazionali che normalmente si occupano di casi in cui effettivamente è mancata la tutela di diritti fondamentali. Qui ci troviamo di fronte ad un percorso processuale personale concluso dopo tre gradi di giudizio.

Il concetto di “uguaglianza” è il lievito del Pd che manca a Renzi, come ha detto ieri Bersani?
Con la globalizzazione e la crisi economica degli ultimi anni che ha colpito le economie occidentali, oggi il modello di sinistra deve cambiare. Il tema dell’uguaglianza non riguarda più il “togliere ai ricchi per dare ai poveri” come nel Novecento ma la valorizzazione del benessere di un “io allargato”, la riscoperta di un modello di vita che consenta alla comunità di poter contare su alcuni diritti fondamentali, riconosciuti da tutti come la “religione civile di quel paese”. È una sinistra più uguale che non si preoccupa solo del lavoratore ma mette al centro il lavoro.

La sinistra renziana sembra piacere parecchio ultimamente ai dirigenti del Pd. Effetto carro del vincitore?
Innanzitutto i renziani non esistono per definizione. E poi è normale che in caso di Congresso i leader decidano di appoggiare un candidato o un altro.

Giudica credibile il cambio di sponda di Franceschini, prima fervente bersaniano, ora dichiaratosi a favore di Renzi?
Non è questione di credibilità, bisogna parlare di contenuti. Il messaggio di Renzi è chiaro, chi sceglie di sostenerlo, aderisce al suo modo di intendere la politica che è totalmente diverso dal passato.

Gli ultimi endorsement però gli hanno fatto guadagnare l’epiteto di “riciclatore” più che di “rottamatore”…
Non si tratta di accettare o meno “rottamati”. Le persone faranno le loro scelte e devono sapere che questo sarà il primo congresso dove si candida chi non è ex, chi non è cooptato da nessuno. Finalmente la politica riaprirà le finestre, si guarderà più in là del muretto. Sarà una rivoluzione dolce ma sarà una rivoluzione.

E il Pd riaprirà le finestre a Vendola? Anche lui ora sembra apprezzare “Matteo”, dopo averlo tanto osteggiato in passato.
Forse Vendola ha verificato meglio il programma di Renzi e l’ha trovato più in linea con il suo pensiero.

Ma è Vendola che è andato verso Renzi o forse viceversa?
Renzi è cambiato poco a mio avviso, forse è più chiaro con i suoi interlocutori ma i contenuti sono gli stessi, quelli di un centro-sinistra a vocazione maggioritaria che punta a dare stabilità al Paese. La stabilità non deve essere solo governativa ma anche politica. E poi la cosa più bella che Bersani dovrebbe riconoscere è che la candidatura di Renzi ha finalmente spezzato la contrapposizione storica tra ex Ds ed ex Margherita.

In realtà c’è chi teme che con Renzi e Letta il Pd “muoia democristiano”…
Non mi pare che Fassino e Veltroni, solo per fare due nomi che hanno scelto di appoggiare Matteo, lo siano. Le cose sono davvero cambiate.

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