Bo Xilai (nella foto) è pronto ad andare in carcere, seguendo il destino che fu anche del padre, ma sicuro che il suo nome sarà un giorno riabilitato.
La sentenza a carico del deposto componente del Politburo del Partito comunista sarà letta domenica. Bo è accusato di corruzione, appropriazione indebita e abuso di potere. Intanto circola una lettera inviata ai familiari, la prima di cui si ha notizia da quando fu arrestato a marzo dell’anno scorso, con la quale si mostra ancora una volta sicuro di sé.
“Aspetterò tranquillo in prigione”, ha scritto l’ex segretario del Pcc nella megalopoli di Chongqing, secondo quanto riferito dal South China Morning Post. “Mio padre fu incarcerato diverse volte. Seguirò i suoi passi”.
Bo Yibo fu uno dei cosiddetti “otto immortali”, gruppo del quale faceva parte lo stesso Deng Xiaoping, protagonisti dell’epopea rivoluzionaria, che vissero abbastanza a lungo da continuare a influenzare anche in età anziana la politica cinese e perciò meritarsi questo appellativo.
Morto nel 2007 a 98 anni, il padre di Bo Xilai finì in cella ai tempi dei governi nazionalisti, prima che i comunisti salissero al potere e in un secondo tempo nel 1966, durante le epurazioni della Rivoluzione culturale, per tornare nuovamente libero e nei posti che contano alla fine degli anni Settanta del secolo scorso.
Nella lettera, Bo fa riferimento anche alla madre, Hu Ming, che secondo le versioni ufficiali morì suicida durante la Rivoluzione culturale e di cui, scrive, ha con sé una foto.
Un pensiero va anche ai due figli: Li Wangzhi, 35 anni, nato dal primo matrimonio, e Bo Guagua, avuto dalla seconda moglie Gu Kailai, condannata a morte con sospensione della sentenza per l’omicidio dell’uomo d’affari britannico Neil Heywood, in quello che è uno dei principali scandali che all’inizio del 2012 decretarono la caduta del leader neomaoista, iniziata con la fuga nel consolato Usa di Chengdu del braccio destro di Bo a Chongqing, Wang Lijun.
Sebbene per i reati di cui è imputato si preveda la pena di morte, fonti citate dal South China Morning Post dicono che la condanna a Bo potrebbe arrivare a meno di 15 anni di carcere e che potrebbe esserci un processo d’appello.
Lui stesso ha detto che un giorno il suo onore verrà ristabilito. E non mancano versioni di analisti secondo i quali la vicenda, che ha fatto emergere le lotte di potere intestine al partito – al cui interno Bo godrebbe ancora di simpatie – potrebbe risolversi tra qualche anno, una volta scontata la condanna, con un ritorno sulla scena del 64enne leader comunista.