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Chi sono i giuristi pro Berlusconi

Per gentile concessione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Goffredo Pistelli uscito sul quotidiano Italia Oggi.

Il calzino turchese e il curriculum sbagliato. Nei momenti topici della lotta pro e contro B. è molto facile passare dal merito delle vicende all’attacco personale, scivoloso e insinuante. Una tecnica bipartisan, che resterà a lungo come tossina nel corpaccione del Bel Paese dopo una ventina d’anni di berlusconismo e antiberlusconismo.

Come il colore dei calzini del giudice Raimondo Mesiano, che appunto aveva il torto non già d’aver condannato Fininvest a pagare 750milioni ma d’avere un pessimo gusto per gli abbinamenti. Ieri non di calze colorate ma di cv ha parlato, per esempio L’Espresso, versione online, dedicando un agile ritratto ai giuristi che hanno a diverso titolo fornito a B. i pareri pro-veritate sull’applicazione della Legge Severino nei suoi confronti e quindi sulla possibile decadenza da senatore per effetto della condanna in Cassazione. «I giuristi del Cav, viene da ridere», ha titolato il settimanale diretto da Bruno Maffellotto, facendo seguire ritratti brevi, quasi fugaci e contrassegnati solo dall’avere avuto rapporti con B., col Pdl, o con i suoi esponenti. Professionali o meno. Dettagli che hanno indotto più di un lettore a commentare la notizia come sei giuristi non fossero competenti in quanto, al soldo di B. o, peggio, in sintonia politica con lui.

Il primo, Giovanni Guzzetta, costituzionalista alla seconda università di Roma, non passa infatti per berlusconiano, anzi, esponente fucino da giovane, è stato leader referendario in passato e semipresidenzialista oggi.

Gli si contesta però l’esser stato capo di gabinetto di Renato Brunetta alla Funzione pubblica nel 2011.

Di Giorgio Spangher, ordinario di Procedura penale alla Sapienza, si ricorda la richiesta di un’azione disciplinare al Csm, di cui era membro laico, contro Gherardo Colombo e Ilda Bocassini, per «incompatibilità ambientale» ma anche una consulenza Cesare Previti e dello stesso B. nel processo Imi-Sir. Il neo di Antonella Maradola è l’essere docente all’università privata Lum di Bari, un ateneo privato come altri, riconosciuto dal ministero al pari della Cattolica o la Bocconi. Ma l’università barese, ecco il dettaglio, fu fondata da un senatore di Forza Italia.

Per l’avvocato Roberto Nania basta l’essere autore del parere con cui i legali di B. cercarono di salvarlo alla Consulta dal processo Ruby. Parere in cui si sosteneva la tesi secondo cui il Cavaliere avrebbe creduto al fatto che fosse nipote di Hosni Mubarak.

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