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La Corea del Nord ha riattivato il reattore di Yongbyon?

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Immagini satellitari proverebbero la riattivazione del reattore nordcoreano di Yongbyon cinque mesi dopo le dichiarazioni di Pyongyang, che annunciavano la volontà di far ripartire l’impianto. Da allora i servizi statunitensi e sudcoreani hanno monitorato le attività attorno al sito.

Le foto scattate lo scorso 31 agosto e pubblicate dall’istituto coreano-statunitense della Johns Hopkins University mostrano una colonna di fumo bianco che per colore e consistenza è stato giudicato compatibile con quello prodotto dalle turbine a vapore che fanno funzionare l’impianto.

Come ricorda il sito Daily NK, fare analisi sul reattore da 5 megawatt, con cui secondo le stime si possono produrre 6 chilogrammi di plutonio l’anno che possono essere usati dal regime per rafforzare il proprio arsenale nucleare, è diventato più complicato dalla distruzione della torre di raffreddamento nel 2008. La torre e il vapore che ne fuoriuscivano erano uno dei segnali di attività dell’impianto, mentre ora si utilizza una stazione di pompaggio.

Il reattore risale agli anni Ottanta del secolo scorso. Il congelamento verificabile delle attività a Yongbyon fece parte dell’accordo quadro del 1994 raggiunto con la comunità internazionale, ma di fatto crollato nel 2002. Passi avanti si ebbero negli anni successivi, secondo quanto stabilito dai colloqui a sei con Cina, Usa, Giappone, Russia e Corea del Sud, abbandonati tuttavia da Pyongayang e in stallo dal 2009.

Dai dati in possesso dell’istituto non è chiaro se si tratti di un test o se l’impianto sia effettivamente in funzione. Le mosse di Pyongyang sono lette da una parte come una pedina per spingere gli Stati Uniti al tavolo dei negoziati, dall’altra come un segnale della volontà del regime di non abbandonare il proprio programma nucleare, nonostante le sanzioni internazionali, l’ultima serie delle quali in vigore come risposta al test dello scorso febbraio, il terzo in totale dal 2006 e il secondo sotto le amministrazioni statunitensi di Obama, cui seguirono settimane di provocazioni, minacce e tensioni nella penisola coreana.

Secondo David Albright, presidente dell’Institute for Science and International Security a Washington, citato dal New York Times, prima di poter produrre plutonio l’impianto dovrà essere operativo per almeno due anni. L’intero processo per avere materiale a sufficienza per un numero di bombe che varia da due a cinque potrebbe durare quattro anni.

Non ci sono tuttavia certezze sul programma nucleare dei Kim. A denunciare le lacune dell’intelligence sono i documenti sul bilancio segreto delle agenzie d’informazione statunitensi pubblicati nelle scorse settimane dal Washington Post, in cui si sottolinea la difficoltà a reperire informazioni su quanto stia avvenendo a Pyongyang e giri attorno ai programmi militari del regime.

Le immagini di 38 North sono state pubblicate all’indomani dell’annuncio dell’accordo tra le due Coree per la riapertura del complesso industriale congiunto di Kaesong, chiuso dalla scorsa primavera per la decisione nordcoreana di richiamare i 53mila operai impiegati nell’area dalle aziende del Sud.

Gli impianti riapriranno il 16 settembre. La Corea del Sud punta sulla ipotesi di attrarre nel complesso investitori stranieri, così da dissuadere la controparte nordcoreana da nuove azioni unilaterali che portino al blocco della produzione come avvenuto negli ultimi cinque mesi.

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