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È crisi istituzionale, non crisi di governo

camaldoli

Alla fine il Cavaliere ha seguito le sollecitazioni dei falchetti Verdini e Santanché, “il nano e la ballerina” della politica berlusconiana, imponendo lo strappo ai ministri ridotti al ruolo di ubbidienti scolaretti, come tutti quei nominati cortigiani di Camera e Senato personalmente scelti alle ultime elezioni politiche.

Avesse dato ascolto nel 1994 ai consigli di quel gigante di Cossiga e fatto votare immediatamente la separazione delle carriere dei magistrati, la storia del ventennio 1993-2013 sarebbe stata tutta diversa.

E, invece, si è conservata l’unicità delle carriere, residuo del vecchio codice Rocco e in tal modo, annullata nel crepuscolo della Prima Repubblica l’immunità parlamentare, unica diga di separazione a garanzia dell’equilibrio dei poteri e rispetto della sovranità popolare insieme a quello della legalità, siamo giunto alla gravissima crisi istituzionale delle ultime ore.

Dimentico dell’insegnamento di Machiavelli secondo cui: “li uomini si debbono o vezzeggiare o spegnere; perché si vendicano delle leggiere offese, delle gravi non possono ; sì che l’offesa che si fa all’uomo debbe essere in modo che non la tema la vendetta” ( Cap III-De Principatibus mixtis) il Cavaliere scelse l’impervia strada delle leggi ad personam, con il bel risultato di dissanguarsi nel saldare i conti dei suoi avvocati, e nel rimanere invischiato in una lotta senza quartiere con una magistratura inquirente e giudicante che, alla fine, lo ha costretto al ridotto politico di questi giorni.

Anche il PD ci ha messo del suo, con la pervicace e improvvida volontà di un voto in commissione sulla decadenza di Berlusconi, prima dell’imminente pronunciamento della magistratura milanese e senza ascoltare le pur fondate ultime ragioni del capo del partito alleato di coalizione; un po’ per non consegnare ai grillini lo scalpo della vittima sacrificale, dall’altro per corrispondere agli ukase dei manettari giustizialisti di casa propria, a partire da quel Luigi Zanda assai vicino alle corde di Carlo De Benedetti e alle ispiratrici tricoteuses republicones.

Non ha facilitato una diversa soluzione nemmeno l’incauta cena in casa Scalfari del trio Napolitano-Letta-Draghi, per molti osservatori, epifania minore di una “Bilderberg de noantri “ con inevitabili rimembranze del Britannia da cui partì l’affondamento della Prima Repubblica.

Aperta la crisi di governo con le dimissioni dei ministri del Pdl-Forza Italia, non siamo all’ennesima crisi politica italiana, ma a una gravissima crisi istituzionale che potrebbe registrare a breve, le possibili dimissioni, come a suo tempo minacciate, di Napolitano, o, peggio la ricerca di un governo di risulta tra naufraghi allo sbando, in piena destabilizzazione economica, finanziaria e di grave crisi sociale, morale e culturale.

Anche le elezioni anticipate, reclamate a gran voce da Forza Italia, dalla Lega e dai grillini, in assenza di una nuova legge elettorale non potrà che riprodurre una nuova situazione di precaria instabilità.

Vederci chiaro in questa situazione caotica mi sembra assai difficile, specie per noi, medici scalzi e profeti disarmati, che, privi del potere e di rappresentanza istituzionale da anni chiediamo, senza alcun ascolto, una Costituente per aggiornare la Carta, ricostruire l’equilibrio dei poteri, ristrutturare sul modello di Miglio l’intero assetto istituzionale dello Stato. Servirebbero non diciamo dei giganti, ma almeno dei politici normali dotati di grande senso di responsabilità nazionale e di autentica passione civile. L’attuale convento della politica non ci passa, invece, niente di diverso di ciò che è stato malamente seminato nel ventennio della seconda Repubblica.

Rischiamo il commissariamento da parte dell’Europa, peggio che in Grecia, e uno scontro civile di cui la nostra generazione, la prima della Repubblica, non aveva sin qui fatto esperienza, tranne quella tragica del terrorismo.

Noi, di fronte al triste spettacolo di queste ore, continuiamo nella nostra azione di proselitismo alla ricerca di costruire la sezione italiana dei popolari con quanti condividono l’idea di riportare la politica alla capacità di fornire risposte ai bisogni della gente, a partire da quella che più soffre, ispirati dagli insegnamenti della dottrina sociale cristiana.

E che il Signore ci assista!

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