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Le priorità di Papa Francesco in vista del “G8 Vaticano”

Tra le sortite sulla pace, l’intervista annunciatrice di svolte epocali (molte delle quali, in realtà, intraviste più che altro da alcuni media), l’accelerazione sul dialogo con i non credenti e la “rivoluzione dei gesti” impressa da Papa Francesco, il vero giro di boa di questi primi sei mesi di pontificato potrebbe essere la riunione del cosiddetto “G8 Vaticano”, il gruppo degli otto cardinali “esterni” che il pontefice ha scelto per coadiuvarlo nella riforma della governance curiale, che si riunirà alla presenza dello stesso Bergoglio dall’1 al 3 ottobre.

Un “G8” permanente?
L’attesa per le proposte che emergeranno nel corso di quella assise è molto alta, non foss’altro che per le indicazioni emerse in questi mesi nelle uscite pubbliche di Papa Francesco (dalla Chiesa povera per i poveri alla teologia della donna, dalla riflessione sulla necessità, o meno, che il Vaticano possieda una banca al dialogo schietto e aperto con il mondo ateo, solo per citare i più caldi e recenti), e che devono a questo punto trovare una concretizzazione, e per il carattere straordinario di un organo prima inesistente voluto direttamente da Bergoglio, in onore a quella collegialità che dal Concilio Vaticano II ha avuto il suo massimo impulso. E il primo punto che dovrà essere chiarito, forse – come fa notare in un editoriale sul National Catholic Reporter il vaticanista americano John Allen jr. – sarà proprio il significato da attribuire a una simile struttura. Sarà permanente o temporanea, e quindi destinata a sciogliersi una volta che le riforme siano avviate? Rimarrà un organo consultivo senza entrare nell’organigramma pontificio o diventerà una sorta di governo intermedio tra il Papa e i dicasteri? Le parole rilasciate da Papa Francesco alla Civiltà Cattolica, “voglio che sia una Consulta reale” e “la Consulta degli otto cardinali non è una decisione solamente mia ma è frutto della volontà dei cardinali”, danno la sensazione che si possa propendere per l’ipotesi della stabilizzazione. Anche se in tal caso sono già ipotizzabili le critiche circa la novità di una struttura innestata su un corpo che in realtà si vorrebbe più snello.

La riforma della Curia
E qui entra in gioco il secondo punto, la riforma della Curia. Non si tratta di quella struttura elefantiaca immaginata dalla mitologia popolare. Tuttavia, è certo che una qualche ipotesi di razionalizzazione sia allo studio. Dall’introduzione del cosiddetto “moderator curiae”, una specie di direttore generale, che si occupi della governance interna, mentre al segretario di Stato rimarrebbe la competenza sugli affari esteri, alla possibilità che alcuni organismi vengano ridisegnati, per dare loro maggiore dinamicità ed eliminare infruttuose intermediazioni con il pontefice, o accorpati per competenza: per esempio, il Pontificio Consiglio per la Famiglia con quello per i Laici, o il Pontifico Consiglio Giustizia e Pace, diretto dal cardinale Turkson, con quello della Pastorale per i Migranti e Cor Unum, la struttura che gestisce le emergenze umanitarie e la carità del Papa. Per non dire della comunicazione che, tornata centrale vista l’impennata di consensi ottenuti da Bergoglio e il ruolo di primo piano che la Chiesa sta giocando nello spazio mediatico, difficilmente – notano alcuni osservatori – potrà continuare a essere disarticolata nelle tante strutture oggi presenti: la Radio, il Centro televisivo, la Sala stampa, l’Osservatore Romano.

Lo Ior e le finanze vaticane
Al dossier Ior sta lavorando l’apposita Commissione referente, voluta proprio da Papa Francesco attraverso il motu proprio del 24 giugno e presieduta dal cardinale Raffaele Farina. Ma quello della banca vaticana è un argomento difficilmente eludibile, ed è probabile che aleggi nelle riflessioni dei cardinali come una sorta di convitato di pietra, senza il quale non si possano proprio fare i conti. Alcuni porporati si interrogano addirittura circa la necessità dell’esistenza dello Ior. Altri ne vedono invece l’indispensabilità soprattutto per le agenzie caritatevoli che debbano far giungere donazioni e finanziamenti in luoghi a rischio e in missioni dove i sistemi finanziari sono sostanzialmente inesistenti. Le ipotesi sul tavolo sono tre: soppressione, trasformazione in un fondo di investimenti o creazione di una banca etica, come suggerito dal coordinatore del “G8 Vaticano”, il cardinale honduregno Maradiaga. E sono in molti a ritenere che alla fine sarà proprio quest’ultima la scelta del Papa, con un crescente impegno su “trasparenza, responsabilità e finalità sociale degli investimenti”.

La pastorale matrimoniale
Accanto agli aspetti riguardanti le strutture vaticane viaggeranno quelli più direttamente pastorali, che toccano il matrimonio e la famiglia. Uno su tutti quello relativo al problema dell’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati. Fu lo stesso Bergoglio ad annunciarne l’urgenza sul volo di ritorno da Rio, ma è “irrealistico pensare che si arrivi a un qualche tipo di soluzione già in questa prima fase”, sostiene Allen. Più probabile che intanto il tema venga posto sul tavolo e si ragioni su quale organismo possa avere la competenza per decidere (per esempio, un Sinodo dei vescovi?).

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