L’eurozona deve guadagnare competitività, passando per le tre “i” di innovazione, investimenti ed incentivi. Un risultato raggiungibile, secondo il governatore della Bce Mario Draghi, solo se gli Stati si impegneranno a non ostacolare gruppi privati e progetti transfrontalieri con legislazioni, burocrazia e sistemi giudiziari anti-impresa.
Del resto la mano della Bce a sostegno dell’eurozona resta, anche perché l’inflazione rimane al di sotto delle attese e della soglia del 2%, ma, ben chiaro, non tocca all’Eurotower riparare i sistemi politici guasti. Un messaggio chiaro che arriva di fronte agli industriali tedeschi.
L’incontro con gli industriali tedeschi
Nell’area euro le normative di “molti paesi scoraggiano gli investimenti” delle imprese, ha avvertito Mario Draghi, che ha puntato il dito contro la pesantezza delle procedure amministrative, o la lentezza e la scarsa qualità dei sistemi giudiziari. Problemi che sembrano ritagliati sul caso Italia, anche se il presidente della Banca centrale europea non ha mai citato direttamente il caso di Roma. “Queste sono aree in cui i governi sono in condizioni di cambiare le cose tramite le riforme”, ha affermato davanti ad una platea di industriali e imprenditori a Berlino, tentando almeno di far breccia nel loro cuore dopo la valanga di accuse che continuano a centrarlo per il programma Omt (Outright Monetary Transitions) e a seguito del processo di fronte alla Corte costituzionale di Karlsruhe.
Le 3 “I” per rafforzare la competitività
Il capo dell’Eurotower ha illustrato la sua ‘ricetta’ per per rafforzare la competitività dei Paesi, basata su tre parole chiave: “Innovazione, investimenti e incentivi“. Innanzitutto ha messo in rilievo la necessità di operare contemporaneamente sulle due principali componenti che stanno alla base della competitività: la dinamica dei salari, da un lato, e la produttività dall’altro. Ma se le variazioni su costi e salari agiscono in maniera “relativa”, i miglioramenti di produttività assicurano benefici a livello strutturale.
Stimolare gli investimenti
“Quindi come migliorare la produttività? Dal mio punto di vista – ha detto Draghi – la questione chiave è la connessione che ci sta tra tre ‘i’: innovazione, investimenti e incentivi”. E dato che nella maggior parte dei casi innovazione e investimenti sono tematiche che riguardano l’operato del settore privato, il punto di maggiore interesse per le autorità pubbliche è sugli investimenti.
Gli ostacoli ad investimenti e progetti transfrontalieri
“In particolare – ha proseguito Draghi – il ruolo che il governo può giocare per incoraggiare questi fattori. Prendete ad esempio gli investimenti. Attualmente gli investimenti totali nell’area euro sono del 17 per cento più bassi rispetto al 2007, e in paesi come Germania e Francia restano rispettivamente del 2 e del 6 per cento al di sotto dei livelli 2007. Certo, questo deriva in parte dall’incertezza macroeconomica e in certi paesi dalla mancanza di margini. Ma ci sta anche una forte componente microeconomica legata agli incentivi”.
“In molte giurisdizioni – ha avvertito il capo della Bce – alcune normative scoraggiano gli investimenti privati e intralciano i progetti transfrontalieri. Questo è un forte argomento a favore del completamento del mercato unico. Più in generale, l’incentivo delle imprese e investire è legato al loro ottimismo. E questo risente di temi come il fardello delle procedure amministrative, o la velocità e la qualità dei sistemi giudiziari. Queste sono aree in cui i governi sono in condizioni di intervenire e di fare la differenza, tramite le riforme”.
Tassi e disoccupazione
Più in generale il capo della Bce ha rilevato come la situazione finanziaria dell’area euro “sta migliorando”, e il quadro economico ha a sua volta registrato progressi. Tuttavia “la ripresa è solo nella fase iniziale, e l’economia resta fragile. La disoccupazione resta di gran lunga troppo elevata”. Draghi ha ribadito la rassicurazione sul fatto che la Bce non intende alzare i tassi di interesse ancora a lungo. Grazie alle varie misure prese per stabilizzare il quadro finanziario ed economico, “i rischi sistemici sono diminuiti”. Ma adesso bisogna proseguire con le riforme strutturali volte a potenziare le economie.
L’inflazione in calo
E la politica monetaria flessibile della Bce è resa possibile anche dai bassi tassi d’inflazione nell’eurozona, che ad agosto si è attestata all’1,3% nel confronto su base annua. Lo riporta Eurostat con i dati definitivi sull’andamento dei prezzi al consumo del mese scorso. A luglio l’inflazione media di Eurolandia si era attestata all’1,6% e un anno prima nell’agosto 2012, al 2,6%. I valori attuali sono inferiori alle soglie obiettivo della Bce, caro vita inferiore ma prossimo al 2% annuo sul medio periodo.