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Duello verbale tra due fagioli, paladini, e la cornutissima babbaluci piemontese

Due fagioli, il fagiolo badda di Polizzi e il fagiolo cosaruciaru di Scicli si incontrano e discutono di come hanno fatto a finire presidio Slow Food. E di come la Sicilia è la regione con il maggior numero di presidi con tanto di lumaca in testa.

  • FB: Compare, ci hanno fregato un’altra volta.
  • FC: Compare, ragione avete.
  • FB: Io lo sapevo che dei Piemontesi non ci si doveva fidare.
  • FC: Compare, ragione avete.
  • FB: Sono ormai anni, centinaia di anni, che noi che abbiamo la ‘ngiuria dei “badda”, di cui andiamo fieri, ma che dico fieri, fierissimi e orgogliosissimi, abbiamo conservato e mantenuto la tradizione. Me lo sapete spiegare voi, caro cosaruciaru, perché per essere buoni e tenuti da conto ci dovevamo mettere le corna in testa?
  • FC: Le corna? Compare che mi venite a dire?
  • FB: Le corna, le corna! Compare mio. Le corna in testa dobbiamo avere per avere un poco di rispetto e considerazione. Cose da pazzi sono queste ! Quelle stramaledette corna di quella strabuttanissima babbaluci piemontese!  Ecco gliel’ho detto.
  • FC: Compare “badda”, voi non vi dovete agitare così. Che il dottore ve lo ho ha detto e ripetuto. Se vi fate salire la rabbia, e tutti i diavoli del paradiso, che vi fanno cambiare il colore della faccia, ora arancione arancione, ora tutta bianca bianca, vi sale la pressione e il cuore vi si mette a fare come il treno nell’acchianata. Mi fate impressione, vi dico.
  • FB: Io mi caurio (scaldo). E mi caurio ancora di più quando vedo voi che sembrate un cannellino, docile e calmo. Tranquillo come il Catania quando gioca fuori casa. Pare che la cosa, a voi, non vi tocca come tocca a mia. Parete stonato come un borlotto, bedda matri santissima.
  • FC: Compare badda, ce la posso chiedere una cosa? Io ancora non ho capito di cosa state parlando. Non mi è chiaro di quali corna voi parlate. Non è che per caso, avete problemi con vostra moglie?
  • FB: Ma che c’entra mia moglie ! Lasciatela stare a quella. Certo, debbo dire che in qualche modo idda un poco c’entra in questa benedetta storia delle corna. Fu lei a fissarsi con questi babbaluci piemontesi. E pumpiava e pumpiava. Me lo ripeteva la mattina, a mezzogiorno e la sera pure. Un rosario era diventata questa litania. Mia moglie si fissò che con le corna di questa babbaluci sopra la testa avremmo avuto la patente di nobiltà. Ma alla fine altro che corona, corna furono. E basta !
  • FC: Che alla fine, compare badda, se vossia ci pensa solo questione di “o” (corona – o) fu!
  • FB: “O” sta minchia!
  • Madre Santissima, di nuovo colore state cambiando, mi fate preoccupare. Il dottore chiamo!
  • FB: Ma quale dottore, i connotati ci debbo cambiare a questo babbaluciaro piemontese.
  • FC: Ma allora, voglio dire, ma voi mi dovete scusare se mi permetto, fu iddu che, insomma, capite, insomma con vostra moglie…
  • FB: Compare cosaruciaru voi dite, non dite, ammiccate, ma cosa minchia avete capito!
  • Quello che non mi faccio calare io, e non capisco perché ve lo fate calare voi, è questa storia del presidio. Non potevamo essere presentabili con il nostro nome e cognome e basta ? Come è sempre stato. Per forza il presidio dovevamo avere?
  • Cioè fatemi capire questo babbaluciaru si presidiò a vostra moglie?
  • FB: Ancora con questa storia ! Come vi permettete di darmi del cornuto! Proprio voi, voi che mi avete invidiato perché mi misero sotto presidio, con tanto di corna di babbaluci sopra la testa e che non avete visto l’ora di avere tanto di corna in testa pure voi!
  • Bedda Matri Santissima del Carmelo. Ma allora è vero il fatto. E cioè che Santuzza, idda proprio, specchio del mio cuore, alla sera si ritira tardi per colpa di questo babbaluciaru che dal Piemonte venne a prendersi le nostre donne!
  • FB: Allora è vostra moglie che alleggerì la sottanina?
  • FC: Ora capisco, compare badda, perché alla sera, perché io alla sera l’ho seguita disperato campagne campagne, da San Matteo fino ai Piani, si ritira così tardi. Ora ho capito perché, anziché starsene solo nella nostra casola alle “cannavate”, se la fa invece orti orti per tutto il circondario.
  • FB: E’ colpa delle corna.
  • Compare badda io lo dico a lei perché noi siamo compari e siamo in confidenza. Io cosa “ruci” (dolce) sono, ma se mi prende il cinque minuti faccio venire giù il quarantotto. Quest’offesa la dobbiamo lavare. Una trubbiana (tempesta) dobbiamo diventare compare mio. Siamo stati offesi nel nostro intimo onore di masculi.
  • FB: Quale onore di masculi ! Che andate imbrogliando. Non è entrato nessuno nel mio pagliaro.
  • FC: Niente, il cornuto sono solo io. Cornuto e presidiato!
  • Vi posso dire però che se la vostra signora vi fa le corna è per colpa delle corna che voi avete in testa.
  • Compare, voi mi fate annuvolare il cervello. Vi mettete a fare filosofia proprio quando sono più debole di testa, con il fuoco che mi mangia dentro. Non ci posso pensare che un tinto babbaluciaru se la intende con la mia Santuzza.
  • FB: Ma quale filosofia! Ma che andate dicendo, la questione è questa: Nel 2004 io Don Badda da Polizzi, primo fagiolo delle Madonie, casola finissima di Casa Borbone, primaticcio di leguminosa prediletto dall’unico e ineguagliato Re Don Ferdinando, mi feci convinto, per colpa di mia moglie, di farmi mettere sotto presidio.
  • FB: State seguendo?
  • FC: Dietro sono.
  • FB: Colpa di quella disgraziata che ha il coraggio di infilarsi ancora nel mio letto. Lei fu a trascinarmi dietro quelle straminchiatissime minchiate che le hanno messo in testa quelle sbandate delle sue amiche. Tutte tise, ma arrappate, con le anche asciutte come ossa lavati da cani morti di fame, che manco stanno in piedi per scommessa. Quelle tre comari, che si sentono tutte loro, con le loro frequentazioni di circoli, mostre, fiere e presentazioni di libri, che tutte si sentono alla moda, cool e chic, hanno imbrogliato quella babbasuna di mia moglie infilandole nella testa che per essere alla moda, cool e trendy pure noi, dovevamo averci il presidio. Le hanno detto che sarebbe stata una cosa sticchiosissima. E io, più ammuccalapuna di lei, le sono andato dietro. E mi feci presidiare.
  • FB: State seguendo?
  • FC: Dietro sono.
  • FB: E così finì col barattare il bellissimo giglio dei Capetingi con i corna in capa. E voi, caro mio compare cosaruciaru, mi avete invidiato le maledettissime corna di babbaluci in testa perché gli affari a mia, in principio, andavano bene. E a voi dava fastidio che su di me si faceva tutto quel grande scruscio (pubblicità). Che i turisti, che venivano a svernare a Cefalù, se ne salivano apposta fino a Polizzi per venirmi a tastare. E così, vi siete messo a trovare il modo per avere le corna pure voi. Avete voluto essere alla moda anche voi. Cool e trendy come a mia. Per  sentirvi sticchiosissimo pure voi. E quando hanno trasferito il Commissariato di quel cornutissimo Commissiario, che manco sa parlare la nostra bedda e carnale lingua di Sicilia, vicino alla vostra ciumara (fiumara) ecco che siete diventati buoni per i cornutazzi dei Piemontesi pure voi fagiolazzi di Scicli. E vi misero il presidio.
  • FB: Mi state seguendo?
  • FC: Dietro sono.
  • Ma mica vi pare che è finita così. Da lì in avanti, fu un presidiare continuo. In ogni parte di Sicilia si sono moltiplicati quelli che volevano essere fatti cornuti. Tutti a sbavare per avere la babbaluci, bavosa, sopra la testa. E’ vizio il nostro, caro compare, di cercare il presidio che viene da fuori per farci migliori. Manco fossimo dei primitivi. Manco fossimo degli aborigeni. Con tutto il rispetto degli aborigeni che, a pensarci bene, quando fanno festa si mettono in testa le corna pure loro. E così per ogni minchiaredda che nasce e cresce in questa disgraziata terra, che solo il Sole vuole bene, abbiamo un presidio. Una mania è diventata.
  • FB: Mi state seguendo?
  • FC: Dietro sono.
  • FB: Legumi, ortaggi, razze di animali, aglio, cipolle, capperi. Pure allo scecco ci hanno messo le corna in testa. Roba da capovolgere pure il proverbio. Non possiamo più manco dire “u voi dice cornuto allo scecco, ormai” (il bue dice cornuto all’asino). Lo capite! Compare Cosaruciaru siamo belli che rovinati. Trentasei sono diventati questi presidi. Peggio delle prefetture. Peggio delle provincie. Peggio della buttanissima burocrazia decentrata. Peggio dell’autonomia. Questi sono peggio di Garibaldi (sputa a terra). Quello se ne è venuto, lesto lesto, con mille galeotti dichiarati e ha fatto un sol boccone dell’intera isola in un mese. Ci ha servito il menù della Liberazione. Un menù degustazione completo con tanto di primo, secondo, contorno, dolce e caffè.  Un bel servizio con tanto di croce sabauda sul fondo dei piatti (sputa).
  • FB: Mi state seguendo?
  • FC: Dietro sono.
  • FB: E, ora, dopo centocinquant’anni, se ne vengono questi altri con la patente della legalità, della sostenibilità, del rispetto della salute, del rispetto dell’ambiente, del rispetto della  diversità, del rispetto del territorio, del rispetto della cultura e della tradizione e, lentamente, (a loro ci piace dire slow perché fa più cool, trendy ed è più alla moda), dopo che i primi si sono presi terreni, i denari e il patrimonio visibile, dopo che negli ultimi cinquant’anni si sono presi pure la nostra migliore semenza, ci vengono a dire cosa dobbiamo piantare sotto terra (e sputa ancora). Non hanno le giubbe rosse questi nuovi. Parlano bene e non sparano. Il rosso è diventato arancione. Hanno sempre un poco di tricolore che fa da bordino ai loro stemmi. Hanno fatto, della slavatura dell’identità, una nuova identità.
  • FC: Compari badda lei mi fa preoccupare. Diventaste tutto arancione pure voi. Il dottore chiamo!
  • FB: Non mi fate acchianare tutti i diavoli del paradiso pure voi. Devo finire di sfogarmi. Ma è possibile che abbiamo questa bellissima terra che, quasi senza che noi facciamo niente, ci da prodotti che sono numeri uno e noi ce li dobbiamo fare patentare sempre da qualche d’un altro. Da fuori.
  • FC: Compare vi devo interrompere. Ve lo debbo dire. Voi avete raggione. Con due “g”. Voi vi dovete candidare. Vi dovete buttare nella politica. Avete fatto un comizio di quelli che non se ne sentono più.
  • FB: Ma quale minchia di politica. Ve lo dico io cosa dobbiamo fare. Dobbiamo metterci in testa, non le corna delle babbaluci, ma che quello che nasce e cresce in questa terra deve diventare una cosa che deve essere conosciuta in tutto il mondo. E, in giro per il mondo, ci dobbiamo fare andare il nostro stemma. Il nostro amatissimo giglio d’ordinanza. Compare, voi me lo sapete spiegare perché il caciocavallo ragusano non gode della stessa fama del parmigiano reggiano? Me lo sapete dire voi?
  • FC: Nzu.
  • FB: Ecco vedete. Non sappiamo rispondere alle domande perché le domande non ce le facciamo più. E invece, per tutta risposta, corriamo dietro al primo contadino piemontese che, con un tinto marchio con due corna di babbaluci, ci convince di presidiare ‘ste quattro minchie di produzioni microscopiche che sono un gran sbattimento di tempo e di lavoro e che non porta piccioli a chi se ne occupa. Tutto scruscio e cobaita nenti, (tanto lavoro per nulla). Ecco. Ve l’ho detto.
  • FC: Compare avete ragione e, se mi promettete che non aggiungete focu a focu, e non vi fate prendere un colpo che vi fa secco qui all’istante, vi ci butto il carico di briscola a quanto avete detto fino a ora. Io ho amici al Nord. Uno di questi, un anno, era venuto per turismo nella nostra isola, proprio dalle parti nostre. A Scicli.
  • FB: Maledetto Montalbano! (sputa)
  • FC: Mi avete promesso che non v’indiavolate. Dicevo, questo tale, una sera, decise di andare a mangiare in una delle tante osterie che hanno aperto. E dato che questo tale è sensibile a queste benedette babbaluci, che proprio male al turismo non fanno, e questo lo dobbiamo dire…
  • FB: Bedda matri santissima!
  • FC: Che abbiamo detto. Il dottore chiamo! Dicevo, questo tale prese e entrò in una osteria che esponeva il simbolo della babbaluci sulla porta. Una volta che si era seduto e aveva dato una lettura ai menù, siccome era rimasto incuriosito dal miele delle api nere sicule, chiamò la signora cameriera per avere soddisfazione della sua curiosità. E le chiese: – Ma che miele è questo? Che caratteristiche ha? – E la Signora, che come capita dalle nostre parti, e questo lo dobbiamo dire, che se siamo sensibili alla moda e cerchiamo di darci anche noi tante arie cool e trendy, alla fine siamo troppo genuini, troppo assai genuini, talmente genuini che siamo senza scuola e senza manco un poco di italiano, ci risponde: – E’ un presidio sloufudd – . Si capisco, risponde il signore turista. – Ma di particolare, intendo, rispetto a un altro miele che ha? E Lei, la signora cameriera, ancora più genuina di prima risponde: – E’ presidio sloufudd – .
  • FB: Sento il sangue uscirmi dalle orecchie. Vede compare cosaruciaru che ho ragione io.  Siamo scecchi. Ecco qual è l’unica cosa giusta. Quando hanno fatto presidi: quello dei trunzi di Aci e degli scecchi di Ragusa. Perché trunzi e scecchi siamo. E siamo scecchi non per finta. Per davvero. Perché u sceccu, quello vero, è sceccu no perché è sceccu ma perché non sa di essere scecco! Ma capite voi che ci siamo fatti mettere il presidio pure sull’ape nera. Che se la natura l’aveva fatta scomparire un benedetto motivo ci dovette essere. Non c’è mica bisogno di andare a scomodare Lucrezio Caro.
  • FC: E sto Lucrezio chi è? Un altro fagiolo nel nostro parentado? A livello di cuginanza, forse?
  • FB: Ma che dite! Scecco anche voi siete ! Siete più stupido e ignorante di un borlotto bollito senza sale e senza pepe. Fu filosofo e scienziato. Che poi dico. Proprio noi che abbiamo fatto dell’ape, della lapa a tre ruote,quella con tanto di cabina e cassone, il nostro maggiore veicolo di comunicazione e commercializzazione, proprio di prodotti ortofrutticoli, ci facciamo insegnare come si vendono i prodotti della terra dai Piemontesi? Ma ve lo siete dimenticato voi a Don Giorgio Tappina quando vendeva i suoi primaticci ? Vi siete dimenticato qual era il era il messaggio pubblicitario che si era inventato: “Sinni calarru i pira, sinni calarru i puma, sinni calau a lapa” (se n’è sceso il prezzo delle pere, se n’è sceso il presso delle mele, se n’è scesa pure l’ape, nel senso che si è mollato il freno a mano e sta andando per conto suo in discesa).

E mentre i due erano che si infervoravano di mando e di rimando, come due paladini fieri sulla scena, una botta d’acqua li prende all’improvviso. Così che, una volta terminato il temporale, mentre che stavano per tornarsene ciascuno alla propria casa, dovettero ingoiare amaro vedendo lungo i muretti a secco una vera e propria invasione delle strabuttanissime babbaluci che parevano aver ascoltato tutta l’intera discussione.

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