La corsa alla liquidazione degli emergenti non è, naturalmente, completamente insensata. Quella che è insensata è la mancanza di selettività, favorita dalla strumentazione che l’industria finanziaria si è data in questi anni, fatta di Etf e di fondi di settore che a loro volta riflettono più o meno bene un paniere, ovvero la lista compilata una volta per sempre da qualche agenzia esterna.
Gli Emergenti da evitare
In questo cesto, sia chiaro, alcuni frutti si stanno effettivamente deteriorando, ma non in quanto emergenti bensì, semplicemente, perché hanno seguito in questi anni politiche sbagliate. Pelle bianca o pelle nera, sviluppati o emergenti, chi fa politiche sbagliate va venduto, ma chi le fa giuste va comprato. I paesi emergenti da evitare sono quelli che hanno seguito con troppo entusiasmo le politiche sbagliate che molti paesi sviluppati hanno seguito fino a prima della crisi, ovvero il comprare crescita a credito senza darsi un limite.
Le conseguenze della difesa forte del cambio
Chi è investito direttamente in paesi emergenti (e non) con un disavanzo significativo delle partite correnti o ha prodotti finanziari che contengono in prevalenza di questi paesi farà bene a non mettere altri soldi, ma non è detto che vada per forza incontro ad anni di perdite. Tutto dipenderà dalle politiche che questi paesi seguiranno da qui in avanti. I paesi che dovessero scegliere di difendere il cambio spendendo le loro riserve valutarie saranno i più pericolosi. Quelli che lasceranno scivolare il cambio fino alla sottovalutazione provocheranno una perdita iniziale agli investitori stranieri, ma costruiranno le condizioni per un rialzo azionario (accompagnato da un recupero del cambio) in un secondo tempo.
Il riposizionamento dei portafogli
Venendo al quadro generale e alle prospettive di breve, i problemi sul tavolo sono sempre quelli (crisi politica italiana, Siria, tapering, conflitto fiscale in America). L’ampio preavviso permette un riposizionamento dei portafogli e una conseguente riduzione del carico di ansia. Dire che il prodursi effettivo di questi eventi verrà accolto con uno sbadiglio è sciocco ed esagerato, ma le settimane trascorse a discuterne eviteranno quanto meno di arrivare impreparati.
Detto questo, non va dimenticato che i mercati correggono talvolta anche senza nessun motivo se il rialzo dura da molto tempo e se la stagione è quella giusta (e l’autunno è crashy, come dice Michael Hartnett). Per il momento manteniamo un peso neutrale sull’azionario, pronti a comprare in caso di vuoti d’aria.
Alessandro Fugnoli, capo strategist di Kairos