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Fatto e Giornale, dottor Feltri e Mister Vittorio

Dottor Feltri e Mister Vittorio. Sembra impossibile associare alla stessa persona i due interventi oggi in rassegna a firma di Vittorio Feltri. Eppure, come nel celebre romanzo di Stevenson, l’uomo è lo stesso, con cappello, occhiali e inconfondibile accento bergamasco, e a sdoppiarsi è solo la sua personalità, o forse è solo una sensazione.

Così sul Giornale, il giornalista firma un editoriale accorato che descrive il dolore del condannato in carcere, Silvio Berlusconi nella fattispecie, e si rivolge a chi lo irride con “spietata ironia”: “Chi parla di prigione e affini a cuor leggero non sa quel che dice. E non sa quale sia il valore della libertà. Ecco perché non comprendo la faciloneria di molta gente che in queste ore discute del destino di Berlusconi come di una faccenda di ordinaria e allegra amministrazione”.

Sul Fatto quotidiano invece i toni cambiano e in un’intervista a Beatrice Borromeo è la penna del Giornale a usarla l’ironia per raccontare la “situazione incasinata” che vivono Berlusconi e il suo partito. “Sa perché nessuno capisce la strategia del Pdl? Perché non c’è! E se c’è, è scritta in cinese”, commenta l’editorialista di via Negri. E ancora, mentre sul quotidiano di riferimento del centrodestra, chiede pietà e rispetto per la sofferenza del Cavaliere, sul quotidiano di sinistra, lo descrive “in uno stato psicologico confusionale, ed è comprensibile. Un giorno sostiene una cosa e il giorno dopo un’altra: è proprio nel pallone”. E irride gli esponenti del Pdl che si attaccano ancora a lui “senza capire che ormai è fuorigioco”. Ma guai alla “spietata ironia” contro Berlusconi.



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