Se non si vuol ‘morire democristiani’, magari come ‘polli di Renzi’, decretando l’estinzione sia della tradizione post -comunista dell’89 che di quella post-socialista di Tangentopoli, c’e’ da battere, e in fretta, un colpo, assai forte. Perche’ ha ancora un grande valore quel ‘vorrei morire socialista’ che Bruno Trentin auspico’ in una delle utlime interviste all’Unita’ nel 2006. E’ storia, incontrovertibile, che negli ultimi vent’anni il centro-sinistra ha registrato due sonore sconfitte elettorali: Achille Occhetto nel ’94 e Valter Veltroni nel 2008. Pier Luigi Bersani nel 2013 per avendo ottenuto una vittoria di stretta misura ha mancato ‘il governo del cambiamento’ in conseguenza dell’aver subito ‘il governo tecnocratico’ di Mario Monti. Per due volte il ‘centro-sinistra’ ha vinto le elezioni: nel 1996 e nel 2006 con un ex-democristiano, Romano Prodi, ma i suoi governi sono durati lo spazio di ‘un sogno di mezza estate’, entrambi una ventina di mesi. Di contro, il dominio per vent’anni di Silvio Berlusconi con il suo ‘partito personale’ fatto di pezzi di Dc, Psi, Pli, Pri, fino allo sdoganamento degli ex-fascisti del Msi e della Lega. Vero che, ci sono stati i governi Dini, due volte D’Alema e Amato, ma di breve durata e piu’ di scopo che di svolta. E’ mancata e manca ancora una ‘sinistra di governo’, socialidemocratica, socialista, laburista, come c’e’ ovunque in Europa. Dove, tra le forze progressiste, e’ in corso un dibattito di alto livello su come uscire, a distanza di cinque anni dal crash della Lehmann, dalla crisi finanziaria ed economica che sta producendo, con l’austerita’ imposta dalle élites finanziarie, una pericolosissima crescita delle diseguaglianze sociali ed economiche, che spezzano la coesione sociale ed alimentano nazionalismi e populismi. In Italia si e’ fermi al palo! Al di la’ di sterili proclami non si riesce ad andare. Non si riesce a discutere su una “visione di una società migliore […] che va al di là della politica di tutti i giorni, ma è collegata alla vita delle persone […] che sfida i poteri delle multinazionali e dei grandi attori finanziari […] una visione che parta dalle ‘esigenze’ delle nostre società”, sostiene il capo dipartimento strategia e politica della Willy Brandt-Haus della Spd, Thorben Albrecht. “Nel vecchio socialismo [versione sovietica] lo stato stava definiva ‘le esigenze’ dei singoli cittadini […] in un modo più sottile, ma non meno efficace, il mercato ha fatto lo stesso in età neo-liberale […] La buona società non parla di Stato e mercato […] ma di bisogni, aspirazioni e sogni, di presupposti collettivi per soddisfare le ‘esigenze’, raggiungere queste aspirazioni e questi sogni di vita”, avverte. Ci vuole un ‘altro’ paradigma economico, alternativo al neoliberismo, per costruire un nuovo modello di societa’ dove ‘la ricchezza’ materiale sia equamente distribuita, assieme a quella ‘immateriale’ (cultura, istruzione, ricerca, qualita’ della vita) ed il lavoro assicurato a tutti/e per un fatto elementare di dignita’ della persona umana. Una visione della societa’, questa, assai piu’ vicina alla ‘societa’ piu’ ricca perche’ diversamente ricca’ che assicura ‘conoscenza, saperi e formazione continua’ a tutti come dicevano e volevano Riccardo Lombardi e Bruno Trentin che alla visione ‘neoliberista’ di Matteo Renzi. E’ difficile condividere pertanto l’appello pro-Renzi, ‘Perche’ non possiamo non dirci renziani’, lanciato da una quarantina di socialisti. Di per se non sarebbe notizia, e non meriterrebbe risposta se tra essi non ci fossero giornalisti, anche bravi, come Edmondo Rho, l’ex-segretario della Fnsi, Giorgio Santerini, Claudio Valeri, Pietro Caruso, Mino Lorusso: no, non si puo’ ‘morire democristiani’ magari come ‘polli di Renzi’.
Per non finire ‘polli di Renzi’ e estinguere storia sinistra
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