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Giustizia e stampa: toghe beatificate, giornalisti stangati!

Grazie ad amici e colleghi, che mi hanno espresso solidarietà, dopo il rinvio a giudizio, chiesto da due toghe a una giudice di Perugia, e subito ottenuto, in seguito a 2 querele, per presunte diffamazioni, affibbiatemi per alcuni miei commenti critici ma non offensivi.
In questo Paese, si possono massacrare i Capi dello Stato e del governo. E il Parlamento non è intervenuto, mentre sulla riforma della giustizia i radicali stanno raccogliendo le firme per la convocazione di un referendum.
Oggi, lo abbiamo visto con la vicenda di Sallusti, se un giornalista libero si permette di dissentire dalla “beatificazione” della Casta in toga, rischia la galera. Italia, sempre Paese normale, ex on. D’Alema ?
Uno dei querelanti, il dottor Cascini, all’epoca, era il Presidente dell’Anm. Faceva politica e ogni sera erano immancabili le sue fluviali esternazioni in tutti gli studi tv per definire “moralmente spregevole e illegittimo”il governo Berlusconi. E, in vista dell’elezione a Sindaco di Napoli, Cascini sostenne la candidatura di un suo collega, il noto Masaniello “rivoluzionario”, don Gigino de Magistris.
Lo scrivente, sull'”Avanti !”, osservò che sarebbe stato opportuno che Cascini lasciasse ad un altro pm della Procura di Roma il coordinamento dell’inchiesta, per un presunto finanziamento illecito ai Ds, che vedeva, tra gli indagati D’Alema, contrario alla candidatura di don Gigino.
Come ho spiegato alla signora giudice di Perugia, nessuna insinuazione, da parte mia, sulla professionalità e sulla correttezza del dottor Cascini. Ma la semplice segnalazione di una linea, che mi sembrava più trasparente. Per tutti. Legittimo, credo, per i giornalisti criticare, civilmente, non le toghe per il loro delicato lavoro, ma i loro comizi e i loro sconfinamenti nel settore politico.
Quanto all’altro querelante, si tratta del dottor Cisterna, ex magistrato della DDA, poi trasferito al tribunale di Ancona, in seguito alla “bufera”, scatenata dalle presunte, molto discusse, rivelazioni di un “pentito” di una cosca calabrese, Lo Giudice, detto ” Il Nano”.
Mi sono premurato di scrivere delle lettere a Cisterna e al CSM per spiegare che avevo sbagliato a inserire il nome del magistrato nella kafkiana inchiestona, per concorso esterno con la’ndrangheta, che vide imputato l’on.Giacomo Mancini senior, che venne assolto dopo un lungo calvario giudiziario, che indebolì, in modo irreparabile, il fisico del “Leone socialista”. L’ex segretario del Psi morì, infatti, solo un paio di anni dopo la sua definitiva assoluzione sentenziata dal giudice di Catanzaro, non di Berlino, il compianto dottor Calderazzo.
Cisterna ha ritenuto di non accettare le mie scuse e ha chiesto e ottenuto dalla Gup di Perugia di appiopparmi un altro rinvio a giudizio, riservandosi di “bastonarmi” anche in sede civile.
Dunque, in breve, per le false propalazioni dei pentiti, Giacomo Mancini è passato a miglior vita, Pietro Mancini rischia la cella e l’esborso di consistenti gruzzoloni, mentre per Alberto Cisterna è imminente la beatificazione, come quella per Sua Santità Giovanni Paolo II.
Al di là della mia vicenda personale, il Parlamento non dovrebbe provvedere a eliminare le storture più evidenti ? Impedendo, in primis, che i rappresentanti dell’ordine giudiziario, quando si sentono diffamati, chiedano e, quasi sempre, ottengano, dai loro colleghi, pesanti stangate, penali e finanziarie, nei confronti dei giornalisti “vil razza dannata”…..Insomma, come cane non mangia cane, vi ricordate di qualche giudice, che abbia azzannato un collega o cestinato le sue denunce ?
Pietro Mancini



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