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Il Papa e l’apprendista stregone

 

Scalfari scrive la sua lunga omelia laica su “La Repubblica”, come sempre la domenica, da buon chierico senza Dio (infatti scrive Dio con la mnuiscola, così: “dio”, ritenendo forse che l’Onnipotente, come gli dèi pagani, abbia tratti di lussureggiante permalosità, chissà…), e prima incensa il Papa per aver scritto la “Lumen Fidei”, quindi, per qualche migliaia di battute, sproloquia su teorie ermeneutiche sui Vangeli, inventando un bignamino a misura del proprio Ego (qui la maiuscola ci vuole proprio), per giungere, Dio sia lodato, alla conclusione che avrebbe potuto trarre già tematizzando, come ha fatto, nelle prime dieci righe dell’articolessa, la seguente: “L’incarnazione di Dio, e del Verbo, è un tratto distintivo ed esclusivo del cristianesimo. Nulla di simile esiste né per gli ebrei né per i musulmani, gli altri due monoteismi esistenti nel mondo. In realtà non esiste un Dio incarnato e Unigenito in nessuna religione del mondo”. Punto. Ecco che avremmo potuto tutti tirare un sospiro di sollievo, alzare la palpebra colonizzata dal tedio fino allo spasimo, e chiudere articolo, giornale e forse bottega (a cominciare dalla sua, di Scalfari, intendo).

Ma…com’è noto, chi non sa e non crede, vuol far intendere di sapere e perfino di credere, aggiungendo, banalmente, come di rito: “a modo mio”.

In un magnifico film, tratto da un incantevole romanzo di Maugham, “Il velo dipinto”, la madre superiora del convento, in una Cina assaltata dal colera e dilaniata dalla guerra interna (siamo negli anni del primo comunismo maoista), domanda alla moglie del dottore protagonista del film: “In cosa crede, Signora?”. E la donna risponde: “Sono cresciuta nella Chiesa d’Inghilterra e nelle sue usanze”. Ecco che la suora, dimostrando che la grazia è ben più laica del concionare dei dottori dell’inchiostro un tanto al chilo, replica, secca: “Che è come dire che non crede a niente”.

Perfetto. Traducete la risposta della elegante moglie del dottore nello “scalfarese” e  la replica della suora appartiene, come laica e sonora elevatio mentis in Deum, a Papa Francesco – ed avrete la chiusa della vicenda.

Un film già visto. Scalfari annoia anche se stesso e il suo Ego, figuriamoci chi di fede e cultura moderna si intende e non cede il passo tanto facilmente. Quest’uomo continua a concionare di una modernità che non esiste più, quella blasonata e arrogante che, dopo il libro sul “pensiero debole” del 1979 (!) e dopo una quarantina d’anni di epistemologia e filosofia a cavallo tra la narrazione delle biografie individuali (anche alle prese della ricerca religiosa, vedi la suggestiva produzione di Aldo Giorgio Gargani, una singolare anima wittgensteiana, non priva di domanda metafisica) e la destrutturazione delle forme pubbliche di convivenza, praticamente non esiste quasi più, neppure nella memoria di qualche sopravvissuto del ’68. Una favola per sciocchi raccontata da canuti egolatri. Tutto qua.

E il Papa, che di misericordia ne ha tanta e di filosofia ne sa ben più di quanto l’ex direttore de “La Repubblica” possa immaginare, verga una risposta di peso, con la cifra, insieme, della semplicità e della grazia.

Replica numero uno: hai ragione, caro Scalfari, è l’Incarnazione il perno della nostra fede. “Caro cardo salutis”, secondo Tertulliano. Come a dire: alla fine ci sei arrivato anche tu, molto bene.

Ma il passaggio assolutamente “cool”, nel senso propriamente americano del termine, polisemico, cioè elegante, freddo, da killeraggio della bellezza, è il seguente: “Mi chiede se il pensiero secondo il quale non esiste alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma solo una serie di verità relative e soggettive, sia un errore o un peccato. Per cominciare, io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità «assoluta», nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione!”.

Questo significa “confrontarsi con Gesù nella concretezza e ruvidezza della sua vicenda”: Gesù, nell’esperienza, si fa relazione e Scalfari o abbandona l’Ego e il bignamino da apprendista stregone, o avrà sempre davanti a sé quel tanto di narcisismo che è riuscito, per un palmo di articolo, a rifilare perfino a Gesù, almeno ipoteticamente. Tutto qua.

Quando il pensiero è nutrito dalla fede, non si parla più “su/di” qualcosa, ma si dialoga con Qualcuno. Tradotto: la Verità, come Carne della Vita, è relazione. E’ la stessa oggettiva e soggettiva ragione per cui Obama sta sbagliando tutto sulla Siria e il Papa, che non ha divisioni, sta tessendo la vera strategia per la salvezza storica del Medioriente e, di conseguenza, per la ripresa dalla stessa crisi mondiale, non solo economica e finanziaria.

 

 

 



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