Il ciclone Snowden è tutt’altro che affievolito. Dalla Russia, dove si trova protetto da zar Putin, sta riuscendo a disseminare di informazioni vere, verosimili, strumentali e false i media mondiali. Strumenti di comunicazione più pericolosi di qualunque altra arma sono giornali come Washington Post, Spiegel. Guardian o quotidiani “nazionali” in base ai singoli contenuti di interesse. L’ultima puntata dell’Nsagate tocca Brasile e Messico e le rivelazioni sono giunte alla rete tv Globo.
Gli Stati Uniti avrebbero spiato le comunicazioni del presidente brasiliano, Dilma Rousseff, e dell’attuale presidente del Messico, Enrique Pena Nieto, quando questo era candidato alla presidenza. Questa la tesi contenuta in un documento della Nsa americana fornito dall’ex agente Edward Snowden. Nel documento, “Infiltrazione intelligente di dati, studio dei casi del Brasile e del Messico”, la Nsa cercherebbe di avere “una migliore comprensione dei metodi di comunicazione e degli interlocutori” di Rousseff e dei suoi collaboratori grazie a un programma che permette di accedere a tutti i contenuti visionati dalla presidente su internet. L’agenzia americana avrebbe quindi spiato Pena Nieto quando era il candidato favorito alle elezioni presidenziali messicane, intercettando telefonate ed email nelle quali discuteva dei nomi dei futuri ministri.
La Rousseff, che aveva previsto di fare una visita di stato a Washington in ottobre, secondo Globo ha tenuto ieri una riunione per analizzare la vicenda. “Se questi fatti fossero confermati, sarebbe una situazione inammissibile, inaccettabile, che potrebbe essere definita come un chiaro attentato alla sovranità del nostro paese”, ha detto il ministro brasiliano della Giustizia, Jose Eduardo Cardozo. Quest’ultimo ha incontrato questa settimana a Washington il vicepresidente americano Joe Biden proprio per discutere di queste rivelazioni.
Non solo Sud America, ovviamente. Snowden regala piccanti rivelazioni anche per quello che oggi appare come il principale alleato degli Usa in Europa, la Francia. Il massiccio programma di sorveglianza messo in atto dai servizi di intelligence americani avrebbe coinvolto anche le rappresentanze diplomatiche francesi negli Stati Uniti, che venivano controllate così come le loro comunicazioni con il ministero degli Esteri a Parigi. La notizia emergerebbe da un documento del giugno 2010 della Nsa. A citarlo è il settimanale tedesco Der Spiegel che ancora una volta divulga materiale fornito dalla “talpa” del Nsa, Edward Snowden. Secondo il documento la Nsa aveva installato microfoni nelle dipendenze delle delegazioni francesi a Washington e presso l’Onu a New York. Oltre alla politica estera francese, alla Nsa interessavano l’industria degli armamenti e la stabilità economica della Francia.
Obiettivo principale dell’azione di Snowden resta in ogni caso la destabilizzazione dell’amministrazione Usa. Sul piano interno, grazie al Washington Post, è stato possibile scoprire che le agenzie di intelligence americane nel 2011 avrebbero condotto ben 231 cyber attacchi, trasformando Internet in un vero e proprio campo di battaglia globale per operazioni di spionaggio e sabotaggio. Dal “Black Budget”, il bilancio nascosto dei servizi segreti degli Stati Uniti, svelato dall’ex informatico della Nsa, emergono nuove prove dell’attivismo dell’amministrazione Obama sul fronte della guerra informatica con la quale gli specialisti Usa tentano di infiltrarsi nelle reti straniere per controllarle, danneggiarle o distruggerle. Gli specialisti Usa, nella campagna di attacco denominata GENIE, si introducono nei sistemi stranieri per per spiarne i contenuti e poterne controllare le funzioni. In base al progetto, che dispone di un budget di 652 milioni di dollari, virus informatici e altri sofisticati programmi vengono introdotti in decine di migliaia di computer e server nemici, con la prospettiva di estendere queste azioni a milioni di sistemi. Delle 231 operazioni offensive condotte nel 2011, circa tre quarti erano rivolte contro obiettivi di massima priorità per l’intelligence Usa, quali l’Iran, la Russia e la Cina. L’esempio di maggior successo che viene citato è il virus informatico Stuxnet, sviluppato dagli Stati Uniti e da Israele, che nel 2009 e nel 2010 danneggiò gravemente le reti informatiche iraniane che gestivano le centrifughe per l’arricchimento dell’uranio necessario al programma nucleare di Teheran. Non si tratta di una grande rivelazione quest’ultima avendone parlato in passato tutti i media che proprio agli Usa avevano attribuito questo attacco. D’altronde il Washington Post si rivela molto attento a non pubblicare informazioni che possono realmente e immediatamente mettere in pericolo vite umane o strutture della sicurezza nazionale. Precauzioni utili e positive che però non eliminano i rischi che derivano da questa ondata di documenti resi noti da Snowden.
Un effetto diretto dell’Nsagate è per esempio la scelta di Google e Microsoft di procedere assieme contro il governo degli Stati Uniti. Invocando i padri fondatori della Costituzione americana, i due colossi del Web si sono alleati infatti per ottenere dal tribunale il nulla osta a far pulizia rivelando ulteriori informazioni sulle richieste dell’amministrazione di dati sui loro utenti. La decisione delle società segna una nuova escalation nella battaglia sul Foreign Intelligence Surveillance Act (Fisa), il meccanismo usato dalla National Security Agency e da altre agenzie di intelligence americane per ottenere dati sui cybernavigatori stranieri in funzione antiterrorismo. Google e Microsoft erano stati tirati in causa da Edward Snowden, il consulente della Nsa passato da Hong Kong alla Russia portando con se’ una mole vastissima di segreti della Nsa. L’azione legale di Microsoft e Google è emersa in una lettera postata da Brad Smith, l’avvocato di Microsoft, sul blog del gruppo di Redmond. Smith ha espresso preoccupazione per la “persistente mancanza di disponibilità del governo” a permettere di pubblicare informazioni sulle richieste Fisa. Secondo il consigliere legale c’è modo di diffondere le informazioni senza rischi, l’importante è che sia fatto al più presto: si tratta di un interesse “vitale” per i due gruppi già finiti sotto tiro quando la talpa dell’Nsa ha messo a nudo la loro presunta collaborazione con le spie.
Quanto altro dovremo attendere prima di comprendere che il gioco di Snowden non è aumentare il grado di libertà degli Usa ma danneggiare profondamente la nazione americana per favorire gli interessi di chi lo protegge (e che non è di certo un baluardo né di libertà né dei più basilari diritti civili)? Andrebbe svolta una seria riflessione da parte dei governi alleati per pretendere dalla Russia il diritto-dovere di processare in un tribunale il tecnico informatico reso celebre da questo Nsagate.